Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più IV Domenica di Pasqua (Anno A)

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.

Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.

Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

(Gv 14,15-21)

Commento a cura di Davide Meloni

«Il mondo non mi vedrà più. Voi invece mi vedrete».

A chi sta parlando Gesù? Solo a quei pochi uomini che lo avrebbero visto risorto in carne e ossa dopo alcuni giorni dalla sua morte? Evidentemente no.

Il Vangelo di questa VI Domenica di Pasqua rappresenta una grande promessa che Gesù fa all’uomo di ogni tempo, e perciò anche a ciascuno di noi: possiamo incontrarlo, «vederlo» e fare un’esperienza viva della sua presenza, sentirlo vicino come un compagno di viaggio che condivide ogni istante del nostro cammino umano.

«Lui è qui, come il primo giorno. In eterno tutti i giorni», scriveva il grande Charles Péguy.

Senza questa profonda esperienza della sua presenza noi cristiani saremmo i più tristi tra gli uomini e, come dice San Paolo, vana sarebbe la nostra fede, che si ridurrebbe alla nostalgia di un Dio che ha toccato tangenzialmente il mondo duemila anni fa per poi lasciare gli uomini più soli di prima. Se invece lui è ancora vivo e incontrabile allora cambia tutto.

L’esperienza di Cristo presente è dono dello Spirito Santo, dono su cui siamo sempre chiamati a soffermare lo sguardo, ma che nelle prossime settimane avrà un’assoluta centralità anche nella liturgia della parola.

Senza lo Spirito Santo Cristo sarebbe solo un grandissimo personaggio del passato.

Con lo Spirito Santo Cristo si fa vicino, diventa nostro contemporaneo.

Lo Spirito Santo è infatti la vita stessa di Dio, la vita stessa di Cristo che viene donata a noi. In altri termini, è Dio che si rende vicinissimo a noi e ci rende presente, in un modo misterioso ma reale, Cristo.

Questo grande mistero è reso in modo insuperabile dal vangelo di questa domenica.

Gesù sta per morire, e fa un discorso ai suoi per rassicurarli che non li lascerà orfani, che non li sta abbandonando, che ci sarà nella loro vita in modo ancora più profondo: «Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più, voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete».

Che Gesù sia vivo ne facciamo esperienza soprattutto grazie alla vita nuova che ci viene donata e che pian piano prende tutta la nostra esistenza.

Per i primi cristiani questo era chiarissimo.

Leggendo il nuovo Testamento emerge che chi aderiva alla fede cristiana sperimentava un’esistenza rinnovata, rigenerata da una nuova linfa vitale.

Ed era in forza di questa vita nuova che Cristo era riconosciuto presente e operante nella comunità cristiana.

Ecco perché queste settimane sono un’occasione privilegiata per soffermarci un po’ più del solito sul dono dello Spirito Santo.

È importante fissare lo sguardo soprattutto su due aspetti.

Innanzitutto la Chiesa ci insegna che lo Spirito Santo abita in noi, dentro ognuno di noi.

Non è un modo di dire, è davvero così: lo Spirito agisce in noi e ci cambia rendendoci conformi a Cristo; è in noi, ci parla, ci guida, ci rende Cristo vicino facendoci diventare creature nuove.

Il secondo aspetto che dobbiamo tenere presente è che lo Spirito fa la Chiesa, è ciò che ci rende corpo di Cristo.

Il cristiano non vive un rapporto individualista con Cristo, ma, proprio in virtù dell’incontro con lui e della fede in lui, diventa parte del suo popolo, vive un’unità che diventa segno e strumento del mondo nuovo che Gesù è venuto a realizzare già qui sulla terra.

Le preghiere eucaristiche che il sacerdote pronuncia durante la Messa mostrano molto bene questo mistero: in tutte è presente una preghiera allo Spirito Santo perché noi tutti, partecipando di un solo pane, siamo riuniti in un solo corpo, diventiamo una cosa sola in Cristo.

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