Ascensione: Gesù dopo aver parlato fu elevato in cielo Commento al Vangelo nella festa dell'Ascensione

AscensioneDal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici  e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.

Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. 

(Mc 16, 15-20)

Commento a cura di Rita Lai

La risurrezione di Cristo, come abbiamo visto in queste domeniche, si esprime soprattutto attraverso una presenza che il Risorto rinnova continuamente: è una esperienza «fisica», quella che i discepoli fanno del Signore, che si attua attraverso il suo corpo, lo stesso che è stato crocifisso e reca ancora i segni della Passione, e insieme in forza della Risurrezione possiede le caratteristiche di un corpo glorioso.

Nell’Ascensione il corpo del Signore Gesù entra nella gloria piena: leggiamo nel Vangelo di Marco 16,19: «Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio». Il suo corpo è stato glorificato fin dalla Risurrezione, ma questa «gloria rimane come velata sotto i tratti di un’umanità ordinaria» (CCC n. 659).

Nell’ultima apparizione Gesù entra definitivamente nella gloria del Padre. C’è dunque una differenza di manifestazione tra la gloria del Cristo risorto e quella del Cristo che siede alla destra del Padre: l’evento che segna questo passaggio è l’Ascensione. Gesù torna al Padre: «Solo chi è uscito dal Padre può far ritorno al Padre, Cristo» (Gv 16,28): l’umanità da sola non potrebbe mai entrare dal Padre, nella casa del Padre, cioè alla pienezza di vita e di gioia che è presso Dio.

Gesù apre la strada inserendo la sua umanità e aprendo questo accesso al Padre anche a noi: «per darci la serena fiducia che dove è lui, Capo e Primogenito, saremo anche noi» (Messale Romano, Prefazio dell’Ascensione I).

Così come era salito sulla croce, ora Gesù, in un movimento simile, sale al cielo: la prima era la ascesa per l’abbassamento, la seconda è l’ascesa vera, quella che lo porta a sedere alla destra del Padre.

Sedere alla destra del Padre significa nel linguaggio figurato godere della pienezza della divinità: Colui che esisteva come Figlio di Dio prima dei secoli, si è assiso alla destra del Padre, cioè nella gloria e nell’onore della divinità, dopo che si è incarnato e la sua carne è stata glorificata. In questo straordinario processo il Signore inserisce, immette anche noi.

Prima di tutto questo però, ai discepoli che rimangono, Gesù affida diversi compiti: due primari, andare e annunziare la buona notizia ad ogni creatura e fare il bene.

Il discepolo è chiamato alla stessa gloria del suo Maestro e Signore, ma c’è anche un compito che deve adempiere qui: essere testimone e annunciatore, testimoniare il bene ricevuto e scacciare il male che incontrerà inevitabilmente nel suo cammino. Ossia, diremmo noi, in un parola, affrontare la vita con tutto il suo carico di luci e ombre.

Terminato questo, egli è già inserito nel destino di glorie e di signoria del Maestro. Il discepolo deve partire, con questa speranza nel cuore, con l’annuncio da compartire con gli altri come tesoro prezioso e con la presenza di Gesù stesso che non viene meno. Perché egli «agisce con loro», Lui che è Signore e Re di ogni cosa, sulla terra e nei cieli.

Con loro e Signore dell’universo insieme: contempliamo dunque Cristo nella sua gloria, aldilà della nostra storia e nella vita stessa di Dio.

In fondo è come se tornassimo indietro, nella vita stessa di Dio: le prime generazioni cristiane compiono dopo la Risurrezione un lungo percorso a ritroso e si chiedono chi sia quell’Uomo che Dio ha risuscitato. Giovanni nel Prologo del suo Vangelo ci presenta Gesù come il Logos, il Verbo.

Il Verbo è Colui che passa dalla divinità all’umanità per poi tornare alla divinità, senza mai perdere nulla: in questo mondo divino siamo chiamati anche noi da quell’alleanza d’amore che, abbiamo visto, è il più grande, fino a dare la vita.

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