Ascoltare i giovani dando loro risposte credibili Riflessioni dopo l'incontro di Barrali

ascoltare i giovaniAscoltare i giovani. Non è sufficiente riempire una piazza, così come non è sufficiente aprire un oratorio, ma occorre proporre loro degli spazi dove stare e abitare è solo il primo passo ma, se a questo non segue altro, è perfettamente inutile. Perché i ragazzi non puoi ingannarli o illuderli. Devi offrire loro qualcosa di importante e di grande: devi riempire i loro vuoti, devi fermarti per ascoltarli, devi provare a dare loro delle risposte.

È a partire da queste considerazioni che abbiamo pensato l’attività centrale dedicata ai ragazzi delle superiori che si è svolta nel pomeriggio durante l’incontro diocesano di Barrali. Per farlo abbiamo giocato d’anticipo, interrogando alcuni di loro intorno al tema scelto per questa prima giornata: il «restare».

Nelle settimane che hanno preceduto l’incontro diocesano abbiamo fatto circolare, tramite gli animatori Pastorale giovanile, alcuni quesiti sul tema scelto e questi sono stati proposti a giovani adolescenti, sia inseriti in un contesto di oratorio o di gruppo parrocchiale, sia non. Li abbiamo incoraggiati a raccontarci come vivono i loro momenti di calma e di riflessione, cosa fanno quando devono guardarsi dentro per valutare come sta andando la loro vita. Abbiamo chiesto loro che cosa cercano in un gruppo (di amici, anzitutto) per sentirsi appartenenti e decidere di restare, a chi confidano le loro paure e debolezze, su quali persone possono contare in modo incondizionato, quali sono i loro punti fermi. Ci ha stupito il modo in cui hanno risposto a questi interrogativi e, su queste risposte, abbiamo costruito l’attività proposta poi a Barrali: in un grande cartellone abbiamo incollato alcuni pensieri sparsi perché fossero spunto di riflessione e di dibattito per tutti gli altri. Gli oltre 600 ragazzi adolescenti sono stati divisi in 30 sottogruppi guidati, ciascuno, da un animatore di pastorale giovanile o di pastorale vocazionale. E ci siamo messi in ascolto delle loro sensazioni, chiedendo loro, tra le altre cose, come vivono (se lo vivono) il loro fermarsi e restare con Gesù (nella preghiera, nella messa, nella lettura del Vangelo),  che valore danno al loro ruolo di giovanissimi animatori di oratorio e quale sia il valore aggiunto, per la loro vita, di questa esperienza. Due anni fa abbiamo celebrato, durante tutto il 2015, il bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco che ci ha insegnato un nuovo modo di vivere e stare con i giovani: con questo incontro abbiamo voluto far percepire ai ragazzi, ancora una volta, la bellezza dell’avere un oratorio, luogo che ti accoglie, casa in cui crescere, comunità in cui formarsi.

L’incontro diocesano di pastorale giovanile non si è esaurito nella sera del 3 dicembre, è stato un punto di partenza per lavorare all’interno dei propri oratori: abbiamo giusto lanciato degli spunti di riflessione che rilanciamo agli educatori delle singole realtà diocesane, perché proseguano il lavoro iniziato a Barrali.

Soprattutto perché trovino sempre più momenti per ascoltare i loro ragazzi, stabilire con loro un dialogo, dare quelle risposte che altri, al giorno d’oggi, non hanno.

«Resta-Ascolta-Cammina»: il primo passo è stato fatto. Continuiamo a riflettere e pregare sul restare e, in questo periodo di Avvento, come ci ha suggerito il Vescovo, abbiniamolo al vegliare, per attendere ancora una volta Gesù Bambino che viene a sconvolgere la nostra vita.

Alessandro Orsini

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