Aspiranti Presidenti a confronto con i giovani Nella chiesa di santa Restituta incontro con i candidati

Alla fine la formula è risultata vincente, secondo gli intendimenti.

Nonostante le pretestuose polemiche sull’incontro svolto «in chiesa», l’idea di favorire l’incontro sui temi della politica in occasione della festa liturgica di sant’Efisio è nella tradizione della pastorale sociale e del lavoro.

Perfino la location, santa Restituta appunto, è stata scelta in tempi «non sospetti» con una precisa ratio, tanto da risultare già nel programma contenuto negli orientamenti pastorali dell’Arcivescovo dell’ottobre scorso.

Vista la campagna elettorale in corso è sembrato opportuno proporre un focus sui programmi dei candidati alla carica di governatore della Regione, anche per evitare parzialità.

Per di più l’elemento di novità e quello decisivo è stato affidare ai giovani la conduzione dell’incontro e il compito di interrogare e incalzare i politici.

Si sono ritrovati così, sabato scorso, sei su sette candidati (assente Desogus al seguito del ministro Di Maio): Paolo Maninchedda, Andrea Murgia, Mauro Pili, Ines Pisano, Christian Solinas e Massimo Zedda, dinanzi a numerosissimi intervenuti.

Monsignor Miglio ha chiarito il senso dell’evento, affermando subito l’importanza per la Chiesa di promuovere e favorire la partecipazione, combattendo l’astensionismo e invitando tutti, soprattutto i giovani, ad essere animatori e promotori di un impegno orientato ai beni comuni.

Gli ha fatto eco don Ignazio Boi, direttore dell’ufficio di pastorale sociale e del lavoro, che ha esortato i candidati «a risparmiarci teorie e programmi, ma a dirci concretamente quando uno di voi sarà governatore: cosa farai?».

I temi proposti dai giovani sono stati l’idea di persona e di società, politiche per la famiglia e il welfare, istruzione e formazione, lavoro e precariato, sanità e salute, spopolamento e territorio, sviluppo economico e un’ultima domanda «a sorpresa» sulla matrice valoriale e motivazionale di ogni candidato che si è prestato ad un confronto pacato e rispettoso, orientato ai contenuti.

Maninchedda paragona a Davide e Golia il rapporto tra regione e Stato e riafferma l’urgenza di riappropriarsi della normalità di una relazionalità costruttiva.

Murgia ribadisce la necessità di rappresentare una società aperta, forti della consapevolezza della propria storia e delle proprie potenzialità.

Pili richiama il primato dell’occupazione rispetto al bisogno rinunciando alla formula dell’assistenzialismo e ricorda le iniziative da lui avviate. Pisano si propone come novità dello scenario politico optando per il protagonismo dei giovani e delle donne.

Solinas invoca la centralità della persona come fondamento di ogni azione politica.

Zedda riparte dal dopoguerra per significare la volontà di rinascita dei cittadini e per riaffermare una società aperta e solidale.

Otto domande, tre minuti a testa ciascuna: il timer sul pavimento fa da padrone e i tempi sono da tutti rispettati. Il dibattito si infiamma sulle questioni del lavoro, dell’istruzione e della sanità.

Maninchedda è per l’abolizione dell’azienda sanitaria unica, riforma dei sistemi educativi, istituzione dell’assessorato alle politiche sociali e propone una «rivoluzione intelligente».

Murgia si scaglia sulle disuguaglianze, propone contrasto alla dispersione scolastica, migliorando mobilità, formazione e autodeterminazione e riducendo burocrazia.

Pili lancia abbattimento delle tasse per chi assume, piano infrastrutturale, lotta al precariato e investimenti sul turismo.

Pisano è per l’ascolto delle famiglie e dei bisogni, promozione delle politiche giovanili e esorta a non arrendersi.

Solinas lamenta il fallimento della Giunta precedente, crede nei valori dei sardi e richiama la tradizione del partito sardo per assicurare l’impegno verso lo Stato.

Zedda non nasconde discontinuità dal passato, dichiara la sua contrarietà alla riforma sanitaria, scommette su prevenzione, solidarietà e case della salute e ricorda di non aver mai fatto favoritismi.

Ora la pastorale sociale e del lavoro trascriverà le risposte dei candidati in vista del monito lanciato dal direttore: «verremo a cercarvi».

Insomma, la Chiesa non rinuncia al suo diritto-dovere di ascolto, denuncia, vigilanza, ma soprattutto di annuncio del Vangelo.

Emanuele Boi

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