Cardinal Becciu: «Il Santo è Parola di Dio vissuta» Parla il prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi

Il volto autentico e vero della Chiesa non è quello delle grandi cerimonie, delle chiese, delle opere d’arte e musei, neppure delle sue organizzazioni che la rendono presente in tutto il mondo.

Il vero volto è quello dei suoi santi e beati , piccoli e grandi, che hanno vissuto ogni giorno pienamente il Vangelo.

Il cardinale Angelo Becciu da quasi un anno e mezzo dirige la Congregazione per le Cause dei Santi, il dicastero che propone ai cattolici i veri modelli da imitare per non sbagliare l’avventura  della vita cristiana

In Sardegna sono aperti molti processi diocesani sulla vita, le opere e la fama di santità di alcune belle figure laiche e religiose. La nostra isola presenta forse situazioni particolari che richiedono virtù cristiane vissute in grado eroico?

Se la santità mostra il “volto più bello della Chiesa”, come ha scritto papa Francesco nell’Esortazione “Gaudete et Exsultate», analogamente la vita, le opere e le virtù dei laici e dei religiosi cui lei accenna nella domanda, mostrano il volto più bello e autentico della Chiesa in Sardegna. Ogni terreno è adatto al seme del Vangelo se sa accoglierlo.

La nostra Isola ha avuto recentemente ben cinque beati: Antonia Mesina (1987), Nicola da Gesturi (1999), Francesco Zirano (2014), Elisabetta Sanna (2016) ed Edvige Carboni (2019), della quale ho avuto, nel giugno scorso, la gioia di presiedere la messa di Beatificazione.

Poi, negli ultimi 70 anni, si contano un santo (Ignazio da Laconi) e otto beati, tra i quali vorrei ricordare la prima beata dell’Azione Cattolica Italiana, Maria Gabriella dell’Unità, professa trappista, che porta nel nome l’offerta della sua vita – terminata a venticinque anni – per l’unità dei cristiani.

La santità attraversa il tempo e copre ogni spazio, perché la grazia produce frutti di bene ovunque, in ogni condizione e in ogni latitudine.

Durata delle cause: sempre troppo lunghe. Forse le più veloci per Madre Teresa di Calcutta e Papa Giovanni Paolo II: 6 anni per la beatificazione. Non è possibile abbreviare tempi che sfiorano 30-40-50 anni prima della conclusione?

Guardi che la nuova normativa sulle Cause dei Santi, introdotta nel 1983, ha abbreviato di molto i tempi dei processi di beatificazione e canonizzazione.

Basti pensare, per esempio, che nel passato per iniziare lo studio sulla vita, le virtù o il martirio di un Servo di Dio bisognava aspettare 50 anni dalla sua morte!

Oggi invece si potrebbe iniziare a 5 anni dalla sua scomparsa. Certo, non sono tutte rapide, ma la lunghezza delle Cause dipende da molti fattori, alcuni intrinseci alle stesse (complessità della figura dei candidati o del periodo storico in cui vissero), altri esterni (la volontà, la preparazione e la disponibilità delle persone che vi devono operare: postulatori, collaboratori esterni, testimoni, ecc.).

Inoltre, per una oggettiva e serena valutazione dei candidati occorre un tempo adeguato per l’esame della documentazione.

Quale è l’elemento fondante che fa scattare l’inizio di un processo di beatificazione e canonizzazione?

A fondamento di ogni Causa vi è “la fama di santità” di cui il candidato ha goduto in vita, in morte e dopo morte, oppure il martirio o l’offerta della vita. L’autentica fama di santità non è il semplice frutto di emozioni, né può avere una durata limitata nel tempo.

La “fama di santità” di una persona consiste nell’opinione comune della gente secondo cui la sua vita è stata integra, ricca di virtù cristiane e ha lasciato un segno nel ricordo degli altri.

Questa fama deve durare e può ingrandirsi.

Quelli che hanno conosciuto la persona parlano dell’esemplarità della sua vita, della sua influenza positiva, della sua fecondità apostolica, della sua morte edificante.

Non si corre il rischio di proporre alle genti del 2000 modelli di santità validi 100 anni fa, incomprensibili a uomini e donne del terzo millennio?

Il rischio può esserci, ma ricordiamoci che la “contemporaneità” di un santo non è data tanto dalla prossimità cronologica – anche se sono tante le cause concluse o in corso di beati e santi nostri contemporanei – quanto dall’essere figura completa, ricca di passione umana e cristiana, di desiderio di soprannaturale, di fame di giustizia, di amore di Dio e di solidarietà per ogni fratello.

Il Santo è una Parola di Dio vissuta in pienezza in un determinato tempo e questa Parola non ha date di scadenza!

Se la santità è per ogni tempo e supera ogni epoca, è anche vero che le sue manifestazioni concrete, in determinati periodi storici, possono variare e mostrarsi oggi meno comprensibili e imitabili.

Per questo è necessario essere capaci di “tradurre”, nell’oggi, la vitalità e l’attualità della santità anche di persone vissute in tempi più lontani. Chi può negare l’attualità di figure come San Francesco, San Benedetto, San Camillo, San Giovanni Bosco, Santa Teresina del Bambin Gesù?

Le cause vengono esaminate in base alla data di presentazione o ci sono altri criteri? Insomma ci sono “servi di Dio” raccomandati?

Dopo la cosiddetta “fase diocesana”, una volta pervenuta la documentazione di una Causa a Roma, in Congregazione, essa segue un iter complesso, ma regolare e uguale per ciascuna.

Invece, per quanto riguarda l’esame del dossier già elaborato, la cosiddetta Positio, poiché queste sono abbastanza numerose, si procede con un criterio cronologico in base alla loro presentazione.

Il Dicastero tiene conto anche di un criterio pastorale, avendo particolare considerazione per quelle regioni geografiche o Paesi che non hanno ancora Beati o Santi o ne hanno pochi, al fine di mostrare il volto cattolico e universale dell’unica Chiesa di Cristo.

Cause troppo lunghe e a volte molto costose che in qualche caso hanno superato 500 mila euro e messo in allarme il Papa. È vero?

Non mi risultano che si siano pagate cifre del genere.

Mi sembrano esagerate e tuttavia qui bisogna fare una precisazione.

Un fatto sono i pagamenti dovuti alla Congregazione, un altro le spese fatte in loco, cioè nelle diocesi.

Per la Congregazione vi è un tariffario pubblico ove si può notare come per l’iter di una causa di beatificazione e canonizzazione si vada sui 40 mila euro massimo. Con tale somma si devono coprire i costi del lavoro delle varie commissioni, della stampa dei documenti, degli esperti (storici e teologi incaricati dello studio della documentazione o medici per quanto riguarda i miracoli), di eventuali viaggi.

Altro discorso è quello dei costi pattuiti tra gli Attori della Causa e il Postulatore. Su di esso il Dicastero non interferisce, a meno che non gli pervenga notizia di chiara speculazione da parte di qualcuno.

Nel 2016 sono state elaborate nuove norme amministrative, approvate dal Santo Padre, che se rigorosamente rispettate eviterebbero irregolarità.

Come è potuto succedere che la causa di padre Manzella sia rimasta ferma 50 anni e ora venga ricuperata e rilanciata?

È veramente sorprendente la fama di santità di cui gode padre Manzella in Sardegna.

Il ricordo che egli ha lasciato nel vissuto di molte persone ha portato, negli anni ’40, alla decisione di iniziare la sua causa di beatificazione. Infatti, in quegli anni sono stati celebrati i relativi processi che poi, però, non hanno avuto seguito.

Ogni Causa ha la sua peculiarità che scaturisce dalla singolarità di vita dei candidati agli onori degli altari. Nell’iter canonico previsto, a volte emergono dei punti problematici che hanno bisogno di adeguati approfondimenti.

Così è avvenuto nel caso di padre Manzella e ciò ha provocato un lungo periodo di fermo. Recentemente la Causa è stata ripresa e si sta valutando se le difficoltà sollevate a suo tempo possono essere superate.

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