Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli XXVI Domenica del Tempo Ordinario (anno B)

chi scandalizzeràDal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».

Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.

Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geenna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

(Mc 9,38-43.45.47-48)

Commento a cura di Marco Orrù

«Dovunque voi siate, non costruite mai muri né frontiere, ma piazze e ospedali da campo». Così recitava un breve passaggio del discorso di papa Francesco al convegno ecclesiale di Firenze nel 2015.

In queste parole del Papa, rileggiamo l’indicazione precisa che privilegia il percorso di una Chiesa in «uscita».

Quando si presentano nuove sfide, difficili da interpretare, la reazione istintiva può essere quella di chiudersi, alzare muri e difendere certezze fino a stabilire barriere invalicabili per poterle controllare.

«Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Una reazione umana che stabilisce il nostro limite, dove chi comanda è la rigidità che non ci permette di vedere al di là dei nostri confini di appartenenza, ciò che di buono può contribuire alla causa del Vangelo. Una tentazione di stabilire in maniera netta una divisione tra chi sta «dentro» e chi sta «fuori».

Un dilemma antico, ma sempre attuale, che ci viene riproposto anche dalla prima lettura odierna, dove Eldad e Medad, pur non essendo all’interno della tenda vengono raggiunti dall’effusione dello Spirito e cominciano a profetizzare nell’accampamento, con il disappunto di Giosuè, ma con l’approvazione di Mosè.

L’esternazione del giovane discepolo Giovanni permette a Gesù di istruire gli apostoli sulla necessità di non cadere nella tentazione di ipotecare su di loro ogni possibilità di profezia e di guarigione.

Non possiamo nasconderci quanto sia attuale la diatriba, a volte velata ma più spesso esplicita, tra un fronte di Chiesa ingessato nel passato, ripiegato su se stesso, e una Chiesa protesa alla valorizzazione della tradizione nella costruzione di un futuro più aderente al Vangelo.

«Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».

È bene che ci domandiamo a quale ecclesiologia si ispira la nostra azione pastorale, per poter procedere ad un’accurata verifica «ad intra».

Assistiamo allo svuotarsi delle nostre chiese, con le celebrazioni sempre meno frequentate, in particolare dalle giovani generazioni.

Anche l’associazionismo cattolico di varia natura, che per oltre trent’anni ha offerto una bella vitalità alla Chiesa, come una nuova primavera dello Spirito, oggi vede la sua spinta in graduale esaurimento, forse proprio perché troppo incentrato su se stesso, a salvaguardare i propri confini, più preoccupato a evitare contaminazioni dall’esterno che a testimoniare la bontà del proprio cammino al di fuori del proprio nucleo.

Per questo sentiamo ancora più urgente il richiamo del decreto conciliare «Ad Gentes» che ci invita a scoprire, rispettare e valorizzare quei «germi del Verbo», presenti anche in chi si trova fuori dal recinto: potremmo essere felicemente sorpresi nell’incontrare tanti portatori d’acqua ai quali il Signore non farà mancare la sua ricompensa.

«Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala…» Il vero pericolo del cristiano è quello di essere di scandalo con il suo operare, anziché favorire l’incontro con Gesù, diventando così un ostacolo all’accoglienza del Vangelo.

Il linguaggio molto deciso e crudo del Signore ci indica la strada dei tagli da operare, perché liberati da tutte le impurità attraverso una sapiente se pur dolorosa potatura, possiamo diventare più fecondi e credibili nell’annuncio della vita buona del Vangelo.

A ciascuno di noi il compito di individuare i tagli necessari perché la nostra persona possa produrre frutti buoni.

RIPRODUZIONE RISERVATA
© Copyright Il Portico