Chiamati a rendere tangibile la verità del Vangelo e a far sperimentare l’amicizia di Gesù Una giovane catechista si racconta nel giorno del Mandato

pastoraleCatechista, direttamente dal verbo greco «katēkhéō», insegno a viva voce. Con il mandato, come catechisti, ci è stato dato un incarico ben preciso, insegnare e trasmettere la gioia della Parola e dell’amicizia di Gesù. A gran voce ma soprattutto con il nostro esempio e con la nostra testimonianza. Perché è vero che con la parola siamo in grado di comunicare tanti contenuti, ma affinché questi contenuti diventino dei fatti è necessario che noi per primi ci spendiamo attivamente. Il catechismo non è nozionistico, non è leggere il libro, non è avere come principale preoccupazione che i ragazzi sappiano a memoria i comandamenti. Non è solo questo. È fare in modo che quei comandamenti li possano vivere, toccare con mano, fare propri, per poter indirizzare la loro vita in un certo modo. Noi siamo chiamati a rendere tangibile la Verità del Vangelo, a far sperimentare ai bambini e ai ragazzi l’amicizia di Gesù. E, per far questo, noi per primi dobbiamo viverla. Quel che più di tutto dovrebbe importarci è che i ragazzi che ci vengono affidati possano sentire nel loro cuore e nella loro vita Gesù che parla vivamente e veramente. Dovremmo cercare di far sì che quel seme fiorisca, certi che il frutto, una volta accolto, li accompagnerà per tutta la vita.

Non è un compito da poco. Quello che ci viene chiesto non è sottovalutabile, è una responsabilità. Ma esiste un modo, l’unico, che ci consente di seguire questa strada e mettere in atto quello che abbiamo nel cuore. E la risposta viene proprio dal salmo del giorno in cui abbiamo ricevuto il mandato «Il mio aiuto viene dal Signore». Certi che in Dio possiamo sempre trovare più di un aiuto, non dobbiamo stancarci di rivolgergli le nostre preghiere. Come dice papa Francesco, «Gesù esorta a pregare “senza stancarsi”. Tutti proviamo momenti di stanchezza e di scoraggiamento, soprattutto quando la nostra preghiera sembra inefficace. Ma Gesù ci assicura: Dio esaudisce prontamente i suoi figli, anche se ciò non significa che lo faccia nei tempi e nei modi che vorremmo». La certezza del nostro mandato, a cui prontamente abbiamo risposto «Sì», è tutta riposta nella fiducia con cui mettiamo nelle mani di Dio il nostro cammino, e in questo caso il cammino che abbiamo scelto di fare insieme ai ragazzi. Certi che Dio ha previsto per ciascuno di noi il suo disegno, non lasciamoci scoraggiare dai dubbi, dalle incertezze, dai momenti negativi perché «puoi costruire qualcosa di bello anche con le pietre che trovi sul tuo cammino» (J. W. Von Goethe).

Con il mandato, tutti noi catechisti, matite nelle mani di Dio, siamo certi che se ci ha chiamato a questo compito non ci farà mancare la fede per affrontarlo con gioia. Con grande carica e felicità ci prepariamo ad affrontare questo nuovo anno insieme, impegnandoci a mettere in atto quanto ci siamo detti e quanto di più prezioso abbiamo nel cuore, senza dimenticare che Dio illuminerà ogni nostro passo in questo cammino di catechesi. Ci rimettiamo nelle Sue mani, al Suo servizio e al servizio dei bambini e dei ragazzi. Madre Teresa scrisse: «Non possiamo fare grandi cose su questa terra, solo piccole cose con grande amore».

Giorgia Ghisu

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