Chiunque fa il male odia la luce e non viene alla luce IV Domenica di Quaresima (Anno B)

chiunque fa il male Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:

«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

(Gv 3,14-21)

Commento a cura di Matteo Vinti

Leggi«Dio amò l’universo (kósmos) così tanto da dare il Figlio unigenito, affinché chiunque (pâs) crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna»: questi è il cuore del Vangelo, questa è la buona notizia per eccellenza. Dio amò l’universo, Dio ama l’universo tanto da donare il suo unico Figlio, Dio ama l’universo perché chiunque in questo Figlio crede non vada perduto. Chiunque.

A noi verrebbe da non crederci. Come? Il Dio che quest’universo ha creato, lo ama a tal punto da dare suo Figlio, il suo unico Figlio? Come? Chiunque crede si salva? Chiunque, anche chi fa il male, anche chi ha sulle spalle peccati su peccati? Anche me?

Sono le tre grandi obiezioni alla fede in Gesù. L’obiezione che Dio ami davvero il mondo e, se c’è, non preferisca farsi i fatti suoi, perché noi siamo troppo piccini al suo cospetto da meritare il suo amore, siamo solo dei moscerini in un pianeta minuscolo di una stella mediocre alla periferia di una galassia tra innumerevoli galassie.

L’obiezione che Dio con Gesù stia mandando davvero il suo Figlio unigenito, ciò che lui ama di più, lui stesso, che in quell’uomo che sarà innalzato sulla croce ci sia la pienezza della divinità e che Dio osi sacrificarla. L’obiezione che non conti avere chissà quali prerequisiti, che non conti avere la coscienza pulita e a posto, che non serva essere irreprensibile, ma basta solo credere in lui. E allora – siccome crederci non è facile, non è scontato, e basta voltarci a chi abbiamo accanto per scoprirlo, basta talvolta guardare in noi stessi e al nostro ateismo pratico – Gesù rincara la dose: «Dio non mandò il Figlio nell’universo per giudicare l’universo, ma affinché l’universo sia salvato per mezzo di lui». Dio giudica il mondo. Amandolo. Dio giudica il mondo. Mandando il suo unico Figlio. Dio giudica il mondo. Salvando chiunque ci crede. Dio giudica il mondo. Non giudicandolo.

Questo è l’amore di Dio. Ma all’amore di Dio si contrappone l’amore degli uomini. «La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini amarono le tenebre più della luce».

Sono i due grandi amori che si scontrano: l’amore di Dio che dà tutto quello che ha per salvare l’universo, e che chiede solo ed esclusivamente che gli si creda, e l’amore degli uomini che preferiscono nascondersi. Storia già scritta: anche Adamo ed Eva si nascondono dopo il peccato. Noi amiamo il buio, la menzogna, gli alibi. Sappiamo che siamo cattivi. Sappiamo che tante volte le nostre opere sono malvagie. La luce dà fastidio, perché a noi spiace che ciò di cui ci vergogniamo sia alla vista di tutti. La luce la odiamo, perché noi stessi non vogliamo guardare in faccia il nostro male.

Ma che importa alla fine il nostro male, le nostre opere malvagie, i nostri più reconditi progettini? Che importano? Chiunque crede in lui ha la pienezza della vita. Nasce di nuovo. Vive una vita nuova, la vita per sempre. Alla fin fine non c’è che una sola tenebra: non credere all’amore di Dio. Odiare l’amore. Rifiutarsi di essere amati, così come siamo, in Gesù. Rifiutarsi di essere giudicati dal Dio che non ci vuole giudicare. Rifiutarsi,  sottrarsi nascondendoci, spegnendo le luci, amando quelle tenebre che dovremmo odiare,  rifiutarsi all’amore del Dio che salva chiunque crede nel suo Figlio. Chiunque. Anche te. Anche me.

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