Consegnate alle diocesi le «Linee di preparazione» alla Settimana sociale Approvate i giorni scorsi dal consiglio permanete della cei

PastoraleLa Chiesa italiana è pronta a dare inizio al percorso di preparazione immediata alla 48esima Settimana sociale nazionale di Cagliari. Nel Consiglio permanente della Cei, svoltosi a Roma dal 20 al 22 marzo, sono state approvate le linee di preparazione sulle quali dovranno lavorare le delegazioni provenienti dalle diocesi italiane. Si parte, ancora una volta, da una fondamentale indicazione di metodo. Non ci si radunerà a Cagliari «per celebrare un convegno come tanti» quanto, piuttosto, «per aprire processi che impegnino le comunità cristiane e la società italiana a rimettere il lavoro al centro delle nostre preoccupazioni quotidiane a motivo della ineliminabile dimensione sociale della evangelizzazione».

Il documento preparatorio è snello e immediato. Poche pagine per richiamare innanzitutto i tre principi fondamentali che motivano il tema (Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo, solidale)alla luce di quanto già peraltro evidenziato qualche mese fa attraverso la «Lettera di invito».

Dottrina sociale e Costituzione

Un punto di partenza imprescindibile è la riscoperta del senso del lavoro nella Dottrina sociale della Chiesa e nella Costituzione. «Siamo figli di una storia — si legge nelle Linee — che ha sempre dato un’attenzione particolare al lavoro. Gli interventi della Chiesa a favore del lavoro hanno sempre avuto a cuore “i lavoratori” — specie i più deboli — più che “il lavoro”». E il fatto che la Repubblica sia «fondata sul lavoro» presuppone uno stretto legame tra il lavoro — visto come mezzo di libertà, d’identità, di crescita personale e comunitaria, d’inclusione e di coesione sociale, di responsabilità individuale verso la società — e la dignità della persona.

Tre principali criticità

Le Linee individuano, inoltre, tre particolari criticità che caratterizzano la situazione italiana. In primo luogo il gravissimo problema legato alla disoccupazione giovanile, soprattutto nel Mezzogiorno. Un secondo aspetto è «la preoccupante estensione dell’area della povertà associata alla forte crisi occupazionale di questi ultimi anni», quando la disoccupazione e il «lavoro povero» si sono allargati a macchia d’olio a tutte le forme di lavoro, autonomo e dipendente. Infine il «nodo di questioni connesse al lavoro femminile e alle sue implicazioni sulla vita familiare». Emergono infatti «un insieme di indizi che mette in luce la difficoltà incontrata dalla società italiana sia a riconoscere e valorizzare le competenze delle donne, sia a creare una reale compatibilità tra lavoro e vita familiare».

– La rivoluzione tecnologica

Nelle società moderne il lavoro è soggetto a un cambiamento continuo. «Si tratta di mutamenti si legge nelle Linee che sono portatori di grandi domande di fondo. Come in tutti i cambiamenti epocali, anche al tempo della “Industria 4.0” è compito della cultura e delle forze sociali trovare forme di tutela efficaci per il “lavoro degno”». Per la Chiesa, il «lavoro 4.0» va considerato con grande attenzione, senza mai ridurlo esclusivamente alle logiche economicistiche, che riducono qualsiasi bene senza escludere, addirittura, la fiducia, la stima, l’amicizia in merci. Se così fosse, come si legge nel documento preparatorio, questo nuovo tipo di lavoro «si realizzerebbe come negazione di se stesso».

Giulio Madeddu

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