Convegno di Orosei: l’identikit del prete nel mondo odierno Monsignor Sigismondi: il prete deve avere il coraggio di discutere con Dio e intercedere per la salvezza del popolo

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Il vescovo Gualterio Sigismondi

OROSEI – Il profilo del “prete normale” e le regole di vita per rimanere tale sono stati delineati oggi, durante la seconda giornata del Convegno regionale dei sacerdoti, in corso di svolgimento a Orosei. Non martiri ma “servi premurosi”, che si lasceranno guidare dalla vita semplice, umile e libera. «Uno solo deve essere l’obiettivo sacerdotale – secondo il vescovo di Foligno Gualtiero Sigismondi, primo relatore dei lavori – la salvezza delle anime a lui affidate, e in quest’opera mettere tutta la sua santità». Il “primatista” dell’attenzione al prossimo è il prete che «ha il coraggio di discutere con Dio e di intercedere per la salvezza del suo popolo», ha aggiunto monsignor Sigismondi di fronte a una platea di oltre 200 sacerdoti e “teologi” del seminario regionale sardo.
Anche i preti, come tutti, hanno bisogno di una regola per rimanere nel “seminato pastorale” e per fare della comunione con Dio l’essenza del ministero sacerdotale.
Sono sette i punti programmatici e gli impegni quotidiani del “buon prete” indicati da monsignor Mauro Morfino ai sacerdoti sardi. Al primo posto l’eucaristia, fonte e culmine della vita del sacerdote. A seguire il ministero della parola, del perdono nel sacramento della penitenza, la preghiera liturgica e personale, il celibato, l’organizzazione del tempo e l’uso dei beni secondo le esigenze della povertà evangelica.

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