Cresce la solidarietà ma serve prevenzione

Editoriale«La fede viene su dalle rovine. La solidarietà di tutti nel momento della prova». Sono le parole pronunciate da papa Francesco il 21 novembre 2013, neanche due settimane dopo il tifone Hayan che aveva colpito le Filippine causando oltre diecimila vittime.

Nei giorni scorsi, i fenomeni estremi registrati, sia nell’Italia centrale sia nella nostra regione, hanno provato profondamente chi ne è stato vittima. È anche emerso, però, quel volto solidale che spesso contraddistingue gli italiani, senza per questo voler sollevare dalle responsabilità coloro i quali hanno la gestione della cosa pubblica.

L’eccezionalità dei fenomeni in alcune zone della Sardegna, dal Nuorese all’Ogliastra per finire nel cagliaritano, ha mostrato, se mai ce ne fosse bisogno, come manchi una cultura della prevenzione. Certo a Fonni non nevicava così da mezzo secolo, forse, e anche a Cagliari la bufera di vento e pioggia così forte non si registrava da tempo. C’è un però.

Davvero i rami caduti dagli alberi nel largo Carlo Felice a Cagliari non potevano essere potati prima, per ridurre così il rischio di cadute su persone o cose? Perché i mezzi di intervento spazzaneve non erano dislocati nei comuni montani? Fonni, a 1100 metri di altitudine è il centro più in alto dell’Isola.

Ci sta che l’eccezionalità dei fenomeni, con i quali piaccia o meno dovremo abituarci a convivere, sovverta i piani di prevenzione. Se, per lo meno, si potassero gli alberi, si dislocassero i mezzi dove è più necessario, si pulissero gli argini e i letti dei fiumi secchi nella stagione estiva, si migliorassero le condizioni dei canali di deflusso delle acque nei centri abitati e via dicendo, forse sarebbe possibile contenere i danni.

Ha ragione Davide Boneddu, presidente dell’ordine dei geologi sardi, intervistato  da Francesco Aresu, quando parla della necessità di uscire dalla logica dell’emergenza per iniziare a programmare per tempo un riequilibrio nell’uso del territorio: oltre al rischio legato all’abbondanza d’acqua è necessario intervenire sul fronte geologico.

Quanto poi ai comuni occorre che, attraverso progetti condivisi tra territori limitrofi, si programmino e si eseguano interventi di messa in sicurezza del territorio, utilizzando i fondi comunitari. Esistono misure specifiche a disposizione delle realtà locali.

Sulla spendita dei fondi messi a disposizione dall’Unione Europea si registrano dati non certo rassicuranti: segno forse che la progettazione per il reperimento dei fondi manifesta grosse carenze. Ne scaturisce la necessità di investire in formazione sia nei comuni sia forse nella macchina amministrativa regionale.

Un’ultima considerazione riguarda la solidarietà. Nei paesi duramente colpiti, sia nell’Italia centrale sia nella nostra regione, tutti si sono messi a disposizione degli altri: dagli imprenditori che hanno messo in campo mezzi e attrezzature, agli operai e agli uomini delle forze dell’ordine che non si sono risparmiati per tamponare le conseguenze dell’ondata di maltempo.

Per la nostra Sardegna è stato forse sfatato l’adagio raccontato dai libri di storia sui sardi che sarebbero «mal unidos».

Di certo, però, le emergenze saranno continue e impreviste. Per questo tutto può diventare occasione per uscire fuori da se stessi per mettersi a disposizione di chi ha più bisogno o è solo.

Roberto Comparetti

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