Diventare testimoni autentici per le altre famiglie Alcune impressioni dei partecipanti all'incontro mondiale di Dublino

diventare testimoniL’Incontro mondiale delle famiglie ha visto la partecipazione di una delegazione della diocesi di Cagliari, accompagnate dall’arcivescovo, Arrigo Miglio e dai responsabili dell’ufficio della pastorale familiare, don Marco Orrù e i coniugi Giovanna Girau e Claudio Congiu. Con loro anche don Cristiano Piseddu.

Le impressione di alcuni componenti la delegazione sull’esperienza vissuta a Dublino sono le più variegate.

Don Marco Orrù, direttore dell’Ufficio parla del percorso fatto nel tempo, rispetto ad altri incontri. «Negli anni – afferma – ho vissuto diverse giornate mondiali della gioventù Gmg e una sola volta a Milano nel 2012 con le Famiglie. In quella occasione partecipammo con alcune famiglie della parrocchia per soli tre giorni. Questa edizione ci ha permesso di vivere tutto il congresso e devo dire che i tempi e i temi proposti sono stati tanti e davvero interessanti. Anche la logistica e gli allestimenti tecnici impeccabili. Buona l’idea di una tenda dedicata all’adorazione eucaristica, ma pochi spazi per la confessione. La scelta dello stadio per il festival delle famiglie ci ha permesso di vivere con grande partecipazione a tutto l’incontro intenso e spettacolare. La nostra delegazione ha preso parte a tutti gli eventi traendone buoni spunti di riflessione e approfondimento. Domenica pomeriggio alla Messa, mi è parso un po’ eccessivo il richiamo ripetuto più volte, riguardo agli abusi, nell’atto penitenziale. Mentre mi è sembrato carente un riferimento di gratitudine alle famiglie presenti, provenienti da tantissimi paesi del mondo, oltre quelle irlandesi, che vi hanno preso parte, e alla gioia che portavano nei loro volti».

La tecnologia è stata un elemento ricorrente dall’inizio alla fine, sempre più presente nelle famiglie. Circa i possibili suggerimenti alle famiglie della porta accanto per prendere il buono senza farsi travolgere dai rischi legati alla potenza della tecnologia, Andrea Mameli e Raffaelangela Pani sottolineano come «una chat di famiglia è molto utile per comunicazioni rapide e complete (testo, foto, audio, video) all’interno del nucleo familiare e in gruppi ristretti. In qualche modo, facendo risparmiare tempo, questi sistemi possono aiutare le famiglie a impegnarsi in qualche riflessione in più, qualche parola gentile o qualche cortesia. Quando ci si allarga all’esterno è necessario prestare molta attenzione alle tecnologie utilizzate e alla qualità delle parole e delle immagini che condividiamo. In ogni caso vale la raccomandazione di papa Francesco: non usare il cellulare a tavola»

Per le famiglie già impegnate nella pastorale familiare sono emersi nuovi spunti e sono arrivate conferme. Ne sono convinti Massimo Mulas e Maria Grazia Sanna. «Tra i nuovi spunti – affermano – tutte le attività collaterali svolte nel primo pomeriggio nella Family Arena, lo spazio ricavato all’interno dello stadio della Royal Dublin Society che ha ospitato gli eventi dei primi tre giorni, perché non avevano troppe specificità ma erano adatte a tutti. Per spiegarci meglio, ad esempio, le attività erano adatte ad una vedova o delle persone separate o divorziate, oppure coppie senza figli, in quanto potevano sentirsi inclusi e accolti. Tra le conferme l’importanza di quella che viene definita simpaticamente “pastorale della forchetta”, con la condivisione e la preparazione dei pasti, che rendono tutto più buono. Come ha detto un sacerdote americano, Leo Patalinghug, che è anche chef e scrittore, il cibo consumato da soli non è consolante e non ha la bontà di quello consumato in compagnia, sia essa la propria famiglia o una famiglia di famiglie».

Quanto alla possibilità di portare elementi di novità nell’attività in parrocchia Alessandro Scano e Carla Marongiu si dicono fiduciosi. «Dopo questa esperienza – affermano – del “Meeting mondiale delle famiglie”, di cui ci sentiamo privilegiati, il contributo da portare come famiglia nella nostra parrocchia è quello di “essere testimonianza per altre famiglie”, cercando di mettere in pratica ciò che ci ha detto papa Francesco: evitare la guerra fredda e quindi non addormentarci senza chiedere scusa al nostro partner e imparare a dire: “Sorry, Please, Thank you!“ o, come siamo abituati in italiano “Scusa, Permesso, Grazie”. Cercheremo di divulgare nel servizio per la pastorale familiare anche le altre indicazioni del Papa, tra le quali, il dialogo e l’utilizzo moderato della tecnologia e la valorizzazione dei nonni all’interno della famiglia.

Per quanto riguarda invece il ruolo della parrocchia nell’accogliere e avvicinare le famiglie, alla luce della gioia del Vangelo delle famiglie Claudio Congiu e Giovanna Girau evidenziano come «in molti casi le parrocchie non danno l’impressione di essere luoghi in cui si vive la gioia per le famiglie e con le famiglie, spesso i sacerdoti sono impegnati nelle attività di gestione della parrocchia. Questo succede anche alle famiglie impegnate nella pastorale e nella catechesi. Si potrebbe iniziare a spingere lo sguardo più in là oltre le prime file dei banchi della Chiesa verso le famiglie che si avvicinano timidamente e scambiare due parole, ovvero accoglierle».

Nell’incontro di Dublino sono stati numerosi gli aspetti belli vissuti, che potrebbero essere usati per promuovere la partecipazione di altre famiglie della propria parrocchia al prossimo incontro mondiale, in programma a Roma nel 2021. Lo confermano Efisio Dessì e Anna Lidia Usai.«Siamo partiti a Dublino – dicono – per l’incontro mondiale carichi di fiducia e positività. Precedenti esperienze di vita familiare in gruppi con altre famiglie, organizzate da don Marco, avevano lasciato in noi ricordi piacevoli. A Dublino il clima era accogliente e caloroso, favorevole alle relazioni familiari, anche con famiglie straniere, nonostante le distanze linguistiche. C’erano tanti spazi dedicati ai bambini e agli adolescenti provenienti da tutto il mondo, con i loro suoni, voci e colori, come ci ha fatto notare la nostra piccola Diletta di cinque anni. Abbiamo avuto la possibilità di partecipare agli incontri più attinenti alla nostra famiglia. L’incontro che ci ha colpito maggiormente è stato quello con il vescovo Barron, sul tema “Cosa ci chiama a fare Gesù come famiglia”, nel quale si è parlato delle virtù, del rispetto e dell’amore e della trasmissione della fede in famiglia. Questo entusiasmo riteniamo sia il miglior modo per coinvolgere le famiglie a noi vicine».

Ufficio diocesano di Pastorale familiare

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