Dopo la rabbia ora spazio alla mediazione Un tavolo di filiera con i pastori sardi

Alla fine i pastori l’hanno strappato un impegno al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: un tavolo di filiera, al quale, per la prima volta, hanno preso parte anche i pastori della Sardegna.

La visita lampo, di lunedì scorso a Cagliari, del capo dell’Esecutivo ha permesso l’incontro con i pastori, che per giorni hanno riversato in strada, oltre alla rabbia, decine di ettolitri di latte: un eccesso di ira, forse, come pure gli assalti ai furgoni carichi di prodotti lattiero caseari di aziende che nulla hanno a che fare con gli industriali del settore ovi-caprino.

Alla base della protesta l’irrisorio prezzo pagato agli allevatori dai trasformatori del latte, 60 centesimi al litro, a fronte di una spesa di almeno un euro a litro. Di qui la rabbia degli allevatori che, da troppo tempo, non vedono riconosciuto adeguatamente il loro lavoro.

Da parte del Presidente Conte l’impegno a trovare misure capaci di sopperire a quella che lui stesso ha definito «l’urgenza, il surplus di prodotto e quindi quel divario dal punto di vista della ricompensa che ovviamente non soddisfa i pastori». «Ci rendiamo conto  – ha proseguito Conte – che è un urgenza, c’è però un problema di vincoli europei. Non possiamo intervenire con aiuti di Stato e quindi  dobbiamo studiare la misura più idonea per venire incontro a quelle che sono le legittime ragioni anche dei pastori sardi».

Mentre andiamo in stampa non è dato sapere ciò che accadrà nell’incontro previsto in Regione per mercoledì. Al tavolo dovrebbero essere  presenti gli industriali del latte e le organizzazioni degli allevatori, anche se Coldiretti, già da sabato scorso, aveva detto di non voler partecipare a nessun incontro.

Alla luce di quanto è emerso lunedì è possibile che ci sia un ulteriore rinvio delle decisioni in attesa del tavolo romano.

Sul piatto restano però i problemi di un comparto che da solo dovrebbe dare ricchezza a buona parte dell’Isola, se solo si riuscisse a fare un lavoro simile a quello realizzato per il comparto del latte bovino, con un solo soggetto capace di avocare a se il 90 per cento delle produzioni di latte vaccino e dei suoi derivati.

Una delle debolezze delle produzioni ovi-caprine in Sardegna è l’eccessiva frammentazione delle aziende di trasformazione e la difficoltà di fare massa critica e di realizzare una filiera nazionale, capace di tutelare gli allevatori e, nello stesso tempo, di allargare il mercato dei formaggi prodotti in Sardegna.

Dopo i giorni delle grandi manifestazioni, con blocchi e versamenti di latte per le strade, che hanno avuto il merito di richiamare l’attenzione su una Regione e sul suo prodotto alimentare più conosciuto, è giunto il momento di lasciare il posto alla mediazione e all’incontro.

Tutti attorno ad un tavolo dovranno trovare risposte concrete a migliaia di famiglie e di aziende, alle prese con una crisi senza precedenti.

Bisognerà far presto perché negli ultimi anni centinaia di imprese del settore hanno chiuso, in dieci anni almeno un milione di capi ovini e caprini sono spariti, insieme alle storie delle persone impegnate in quelle aziende.

Roberto Comparetti

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