Pasqua di pace per la Terra Santa

EditorialeEra il maggio del 2014 quando Francesco fece il suo viaggio in Terra Santa. Una visita intensa quanto breve e tra le tappe anche quella al campo profughi di Dheisheh, dove i bambini si lamentarono dell’occupazione israeliana.

«Non lasciate mai — disse loro il Santo Padre — che il passato determini la vostra vita. Guardate sempre avanti. Lavorate e lottate per ottenere le cose che volete. Però, sappiate una cosa, che la violenza non si vince con la violenza! La violenza si vince con la pace! Con la pace, con il lavoro, con la dignità di far andare avanti la patria».

Su questa linea anche l’archimandrita Abdallah Iulio, parroco della chiesa melchita di Ramallah, in Palestina, che, grazie al collega Luca Foschi, abbiamo raggiunto telefonicamente.

Nelle sue parole la speranza per una risurrezione che prima o poi arriverà per i cristiani, specie quelli arabi, dei quali spesso non si parla, vittime predestinate dell’occupazione israeliana, che ha portato la loro presenza a ridursi notevolmente: in pochi decenni si è passati dal 35% di cristiani arabi all’1%.

Prima di Francesco, anche Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI erano stati in Medio Oriente, offrendo indicazioni per una soluzione pacifica delle tensioni che, puntualmente, le frange estremiste, di una parte e dell’altra, hanno gettato alle ortiche con atti di violenza.

La strada indicata dal Papa prefigurava un esodo verso la pace: la strada della libertà religiosa e, citando Benedetto XVI, aveva ricordato come «i cristiani si sentono e sono cittadini a pieno titolo e intendono contribuire alla costruzione della società, insieme ai loro concittadini musulmani, offrendo il proprio specifico apporto».

Una convivenza pacifica fatta di rispetto reciproco e di condivisione, con l’auspicio dello stesso Francesco, per la presenza di due Stati. «Lo Stato d’Israele — aveva detto arrivando in Medio Oriente nel maggio 2014 — ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. E il popolo palestinese ha il diritto ad una patria sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente».

Il Pontefice aveva sottolineato come fosse necessaria un’educazione in cui l’esclusione e lo scontro lasciassero il posto all’inclusione e all’incontro, dove non ci fosse posto per l’antisemitismo, in qualsiasi forma si manifestasse, né per ogni espressione di ostilità, discriminazione o intolleranza verso persone e popoli.

I tempi però, specie dopo l’avvento della nuova amministrazione americana, sono decisamente lontani dalle soluzioni pacifiche. Il timore per una nuova escalation di violenze o soprusi sulle minoranze è tangibile.

Resta quella speranza di cui parla l’archimandrita Abdallah Iulio che, da buon cristiano, è certo della vittoria della risurrezione sulla passione e morte, tappe del triduo pasquale.

Nel Venerdì santo è chiesto inoltre di sostenere la Custodia di Terra Santa. La presenza dei francescani in Medio Oriente è datata ed è da sempre punto di riferimento per chiunque faccia tappa in quella zona, nella quale svolgono un prezioso servizio.

Per questo l’invito, rivolto ai fedeli di ciascuna comunità parrocchiale, è quello di essere «artigiani della pace», come ha detto papa Francesco, anche sostenendo i francescani di Terra Santa.

Roberto Comparetti

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