Ma egli rispose: «Sta scritto…» I Domenica di Quaresima (anno a) - 5 marzo 2017

Commento

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».

Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».

Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».

Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano. 

(Lc 21, 5-19)


Da questo numero sarà don Marco Statzu, prete della diocesi di Ales- Terralba e docente alla Facoltà teologica, a commentare il Vangelo. A don Emanuele Mameli il grazie per il servizio offerto nelle scorse settimane.

Commento a cura diMarco Statzu

Nella sua radice la tentazione cerca di staccare l’uomo da Dio e dalla realtà (Matteo chiama il tentatore diavolo = «dia-ballein»: dividere), unici parametri della nostra vita di credenti (fu così anche in Eden per Adamo ed Eva, e in fondo questi è il nuovo Adamo, anch’egli tentato all’inizio, nell’inizio di una nuova figliolanza da condividere con l’umanità). La tentazione mostra sempre la realtà in modo deformato e per vincerla Gesù utilizza due armi: la Parola di Dio e l’adesione alla realtà.

Gesù ha trascorso quaranta giorni nel deserto (è lo Spirito ad avercelo condotto, in vista della sua missione dopo il battesimo al Giordano), e dopo un digiuno prolungato ha fame.

Il diavolo intercetta questo bisogno, producendo in Gesù un miraggio: queste pietre possono diventar pane, basta soltanto che tu dica una parola. È la tentazione a superare la fatica con la quale Adamo deve procurarsi il cibo, a bypassare con una magia la sua umanità. Quante volte il cristiano vorrebbe una bacchetta magica per risolvere i suoi problemi?

La seconda tentazione si sposta sul piano della sicurezza della vita. Essa è legata alla fiducia in quel Dio del quale Gesù dirà che non lascia cadere neppure un capello della testa. Essa sferra un fendente micidiale al figlio, il quale ha redarguito il diavolo sul fatto che l’uomo vive della Parola di Dio e non solo di pane. L’ipotesi è sempre la stessa: «Se tu sei figlio», che in realtà significa: «Attento, perchè “Quello” si fa chiamare Padre, ma padre non è. Vedrai al momento del bisogno, altro che angeli».

È la tentazione a farci un dio-polizza-sulla-vita, un dio-paternalista e non Padre, come certi genitori apprensivi che vorrebbero risparmiare ai figli i problemi, masticare per loro il cibo, camminare al posto loro, stancarsi al posto loro.

Gesù controbatte al diavolo (il quale stavolta cita la Parola di Dio) appellandosi all’esperienza dell’Esodo, della mancanza di fiducia del Popolo verso Dio, e mostrando un principio che dev’essere il faro dell’interpretazione biblica per ogni credente: la Scrittura si interpreta con la Scrittura. «Sta scritto “anche”»: avverbio fondamentale da applicare rigorosamente, soprattutto nei casi difficili! Le parole della Scrittura non possono mai essere prese come formule magiche da mettere in pratica senza discernimento (e Dio solo sa quanto nella storia e ancor oggi noi cristiani compiamo quest’errore!).

L’ultima tentazione va al cuore della vita spirituale: il potere. L’esercizio del potere, sembra dire Gesù, non può derivare dalla sottomissione al male. Il potere è sempre in vista del bene, e non può derivare da una non adesione alla realtà. E qual è la realtà? Che nessun potere può essere così assoluto da richiedere la nostra genuflessione.

Solo Dio si deve adorare, in quanto Egli è l’Unico al di sopra dell’uomo. Nessun potere sulla terra può umiliare l’uomo, e l’uomo non deve umiliarsi davanti a nessun potere. Se per conseguirlo egli adora qualcosa o qualcuno, tale potere diventa demoniaco e disgrega l’uomo, trascinandolo lontano da Dio, unica fonte di potere.

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