Famiglia: patrimonio inestimabile della società La rinascita del Forum famiglie in Sardegna

famiglia«La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo».

È l’articolo 31 della Costituzione, quello che, secondo i padri costituenti, avrebbe dovuto salvaguardare l’istituto familiare e favorirne la creazione e la diffusione. In realtà, come ben sanno le famiglie, specie quelle numerose, la politica italiana porta avanti il gioco dell’oca, quello che spesso vede susseguirsi grandi avanzate a rapidi dietrofront. La poca lungimiranza di chi ha la responsabilità della cosa pubblica si sta palesando anche in questi giorni di discussione di legge finanziaria nazionale: solo alcune formazioni ed esponenti legate al mondo cattolico (perché solo loro?) sono impegnate a trovare soluzioni per le famiglie, in particolare quelle con più figli, che fanno fatica ad andare avanti. Eppure basterebbe mettere il naso al di là delle Alpi per vedere come, in Francia e in Germania, metter su famiglia non sia una questione da ricchi ma una scelta che porta al benessere di tutti.

Nei giorni scorsi il premier nipponico Shinzō Abe, impegnato nella vittoriosa tornata elettorale per la Camera bassa, tra le altre cose aveva sottolineato come il declino demografico del Giappone rappresentasse la sfida più grande da affrontare per la crescita economica. Un tema centrale delle elezioni è stato anche il calo del tasso di natalità: «Dobbiamo – aveva detto Abe – fare qualche cosa subito o sarà troppo tardi».

Massimo Calvi, lo scorso 1 novembre sulle pagine di Avvenire, ricordava come il Giappone fosse un Paese dal punto di vista demografico che ha molto in comune con l’Italia: un tasso di natalità tra i più bassi al mondo, una popolazione che invecchia, un numero di giovani attivi che si riduce.

Se si vuol realmente invertire la tendenza che sta segnando il nostro Paese, e in particolare la Sardegna, occorre riprendere in mano politiche serie di sostegno alla famiglia.

Lo scorso mese di luglio, a margine dei lavori della Summer school in Dottrina sociale della Chiesa, Luigi de Palo, presidente nazionale del Forum Famiglie, senza mezze misure aveva detto che o la Sardegna trova il modo di sostenere politiche attive per la famiglia oppure «rischia l’estinzione come accaduto per la civiltà micenea».

Affermazione forse un po’ forte ma capace di prefigurare un futuro tutt’altro che roseo per la nostra Isola, dove cresce il numero dei centenari, così come quello degli anziani, mentre la denatalità ha cifre record, come accade nella zona del Medio Campidano, una di quella maggiormente segnate in tutta Italia per il numero di culle vuote.

In questo contesto è da salutare con favore la rinascita a Cagliari del Forum delle famiglie, che, dopo alcuni anni di stasi, riprende vigore con un nuovo direttivo e con la voglia di essere di stimolo alla politica regionale.

Nei mesi scorsi una proposta unitaria di sostegno alla famiglia era stata presentata in Consiglio regionale mentre, qualche giorno fa, la Giunta ha varato un provvedimento che assegna due milioni e 700.000 euro al progetto «La famiglia al centro», e, in particolare, nella nuova misura d’intervento denominata «La famiglia cresce». I fondi andranno a nuclei familiari con almeno quattro figli, sulla base anche della presenza di minori di 25 anni.

Un primo piccolo passo che però dovrà essere seguito da altri e più sostanziosi interventi, come accade in altre realtà della Penisola, ad esempio in Trentino, dove la quasi totalità dei comuni ha politiche improntate al sostegno della famiglia, e Alghero, che ha seguito questo percorso ed è diventata città amica della famiglia.

Papa Francesco, di rientro dal suo viaggio da Cuba, aveva detto: «Nonostante le molte difficoltà che affliggono oggi le nostre famiglie, non dimentichiamoci, per favore, di questo: le famiglie non sono un problema, sono prima di tutto un’opportunità. Un’opportunità che dobbiamo curare, proteggere e accompagnare».

Questo siamo chiamati a fare tutti, cattolici e non, perché la famiglia è patrimonio inestimabile dell’intera società, non solo dei cattolici.

Roberto Comparetti

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