Fare scelte consapevoli: il voto con il portafoglio Non si vota solo al seggio ma anche quando si fanno acquisti

Quando avrete tra le mani questo numero de «Il Portico» è probabile che abbiate già votato per eleggere il nuovo Presidente della Regione e i nuovi consiglieri dell’aula di via Roma.

Avrete quindi già fatto la vostra scelta consapevole.

Nello scorso numero il nostro Arcivescovo aveva invitato ad avvicinarsi al voto con una sorta di preparazione.

L’auspicio che l’indicazione sia stata seguita, nonostante le sirene di diversa natura abbiano sviato l’attenzione su questioni certamente importanti ma che hanno rischiato di porre in secondo piano il diritto -dovere di recarsi alle urne.

In particolare la vertenza sul prezzo del latte, agitata da qualcuno a fini elettorali, in realtà sta seguendo un iter simile a quello della vicenda dello stabilimento ex-Alcoa di Portovesme, chiuso da dieci anni e della cui sorte nulla o quasi al momento è trapelato.

Anche in quella occasione le parate dei big della politica avevano posto all’attenzione nazionale il dramma di centinaia di operai, e delle loro famiglie, che ad oggi non è stato ancora risolto.

Stessa situazione per gli operai Eurallumina che, nei giorni scorsi, hanno presentato le loro istanze al Presidente del Consiglio Conte durante la sua visita a Cagliari.

Anche in questo caso parliamo di una vertenza che dura da troppi anni, senza che si sia riusciti a dare risposte alle legittime istanze di questi lavoratori.

Chi da lunedì siederà sugli scranni della Presidenza della Giunta, del Consiglio e dei diversi assessorati avrà un bel da fare per trovare risposte alle necessità in una terra nella quale si fa fatica a creare lavoro, dove fare impresa è un’impresa, viste le condizioni di arretratezza nel sistema infrastrutturale, dai porti alle strade per non parlare della ferrovia.

Sicuramente tra le priorità nell’agenda della nuova Giunta regionale ci sarà la questione latte, dato che è di drammatica attualità: un prezzo giusto per chi produce, un guadagno altrettanto lecito per chi trasforma il latte.

Con una pregiudiziale di carattere economico che ben ha sintetizzato sulle pagine di «Avvenire» l’economista Leonardo Becchetti, citando Michael Pollan: «il cibo a basso prezzo è un’illusione. Non esiste. Il vero costo del cibo alla fine viene pagato da qualche parte. E se non lo paghiamo alla cassa, lo pagano l’ambiente e la nostra salute».

Ai produttori va quindi riconosciuto il guadagno sul latte venduto agli industriali, e per questi ultimi è giusto avere un ritorno economico lecito: il prezzo finale del formaggio va quindi adeguato e non può certo essere quello che troviamo oggi al supermarket.

Una via d’uscita c’è: si chiama «voto con il portafoglio», una pratica molto diffusa in Francia.

Scrive ancora Becchetti. «Il consumatore è oggi l’unico “portatore d’interesse” che ha la forza potenziale per realizzare un modello di creazione di valore sostenibile. In Francia, il “voto col portafoglio” ha fatto un passo avanti importante».

Si tratta di un’associazione con circa diecimila consumatori che ha stabilito di voler decidere a monte quale tipo di prodotto concepire e commissionare ai produttori.

«In questa nuova filiera i consumatori vengono coinvolti con dei questionari nella costruzione delle specifiche del prodotto. Una volta definite le caratteristiche il prodotto è commissionato ai produttori e proposto alle catene della grande distribuzione. Si è partiti proprio dal latte e i consumatori hanno optato per un latte da mucche allevate al pascolo almeno 6 mesi all’anno con foraggi prodotti nel raggio di 70km, naturali non Ogm e con una remunerazione equa ai produttori».

È la conferma che una scelta consapevole è possibile.

Roberto Comparetti

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