E fu trasfigurato davanti a loro… II Domenica di Quaresima (anno a) - 12 marzo 2017

CommentoDal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».

All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

(Lc 21, 5-19)


Commento a cura di Marco Statzu

Imparare a guardare, a guardare un volto: attraverso il mio volto io esisto per l’altro. Io sono il mio volto. Il volto di Gesù che brilla è il desiderio del popolo orante ora esaudito sull’alto monte: fa’ splendere il tuo volto e saremo salvi! (Sal 79). Sorridici, perchè un mondo dove si gioca a spegnere il sorriso di Dio sull’umanità, dove non si è più capaci di ascoltare la sua voce, non perchè egli non parli, ma perchè troppo impegnati ad ascoltare altre voci, è un mondo triste, che ha bisogno di ricevere ancora e ancora l’annuncio: il Figlio dell’uomo è risorto dai morti. La smorfia della morte è diventata sulla sua bocca il sorriso della risurrezione. Questa è una esperienza che supera qualitativamente ciò che si può definire e «in-casell-are», come vorrebbe fare Pietro costruendo una tenda: metterci Dio dentro! Mettere la sua esperienza dentro, fotografarla, radiografarla. Ma nell’incontro con Gesù non si può fare un selfie, neppure estatico: egli ci invita ad ascoltarlo, a guardare il suo volto. A osare la nostra fede: colui nel quale il Padre ha posto il suo compiacimento non può essere racchiuso in una definizione, è per definizione colui che supera sempre ogni nostra misera «com-prensione». E allora si passa da volergli costruire una capanna a ombreggio all’essere coperti dall’ombra della nube luminosa, e sempre si oppone il modo di fare di Dio e quello dell’uomo: la casa del padre di Abramo, o la casa che il Padre avrebbe fatto ad Abramo? La tenda del Convegno che racchiudeva la Presenza di Dio o la presenza di Dio che ombreggiava il popolo sotto la calura? Davide e il suo tempio, in cui incasellare Dio e tenerlo buono, o Dio che fa una casa a Davide?

Insomma, sempre e costantemente il solito quesito: è importante ciò che io faccio (o pretendo di fare per Dio) o ciò che Lui fa per me? È importante che lui ascolti le mie preghiere o che io ascolti lui? Qual è in definitiva il mio modo di avvicinarmi a Dio? Mondano o evangelico? Questa è la vera grande conversione quaresimale e cristiana.

Fede diventa dunque un camminare senza paura, non abbassando lo sguardo per timore di ciò che può accadere a chi ascolta la Parola di Dio, ma a testa alta, con umile orgoglio, con fiera debolezza (Mi vanterò della mia debolezza, dirà Paolo), camminare verso una conoscenza maggiore, che non delimita Dio, ma piuttosto allarga il proprio cuore. È il senso del silenzio imposto ai tre discepoli: solo a partire dalla risurrezione, voi potete parlare anche della trasfigurazione. Ermeneutica di ogni fatto evangelico: solo a partire dalla risurrezione possiamo parlare della sofferenza, della persecuzione, del peccato, della morte. Il punto prospettico, meglio ancora il filtro attraverso il quale tentare di leggere ogni avvenimento, personale, comunitario e sociale, è la risurrezione di Gesù Cristo da morte. Ecco cosa vuol dire in profondità: «Ascoltatelo!». Non solo ascoltate le sue parole (interpretate in modo spesso moralistico), ma ascoltate la sua esperienza, porgete la vostra attenzione alla sua persona, complessivamente, alla sua storia, perchè anche la vostra storia possa essere illuminata, finalmente, dal sorriso di Dio in Gesù Cristo.

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