Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due XV Domenica del Tempo ordinario (Anno B)

gesù chiamòDal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.

E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».

Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

(Mc 5,21-24)

Commento a cura di Marco Orrù

Qualche anno fa, nella parrocchia in cui svolgevo il ministero di parroco, con un gruppo di famiglie abbiamo vissuto l’esperienza del pellegrinaggio a piedi da Sarria a Santiago di Compostela. 120 chilometri che segnano ufficialmente il percorso minimo del Cammino.

In occasione dell’ultima giornata, proposi di percorrere la strada camminando a due a due cambiando il compagno di viaggio dopo aver dialogato con lui dell’esperienza vissuta. Questo permise a tutti di fare un tratto di strada con una persona diversa fino ad incontrale tutte. Fu un’esperienza straordinariamente feconda rivelare al compagno di viaggio le aspettative, i desideri più profondi, le fatiche e le gioie che emergevano dalle nostre anime.

Ad ispirare questa modalità di cammino fu proprio la sezione del brano del vangelo di questa domenica. Gesù sceglie i dodici, li chiama a sé e li invia a due a due. Camminare insieme ad un altro infonde fiducia, smorza la fatica, apre al dialogo, aiuta a leggersi dentro, genera vita l’uno all’altro. Penso alla vita degli sposi, che dal tempo del fidanzamento e in tanti casi fino alla celebrazione dei 50 anni di matrimonio, vivono un cammino fianco a fianco sperimentando la fecondità di un rapporto che è molto di più della somma dei due.

La modalità del cammino è segnata dall’essenzialità: solo un bastone, nessuna scorta di viveri e di denaro, sandali e una sola tunica. Gesù affida agli apostoli il dono della Parola che richiede di essere accolta perché possa condurre all’adesione del regno. Una Parola che purifica, che genera conversione e mette in guardia dalle insidie del maligno.

Gli apostoli sono inviati nelle case con il rischio di non essere accolti e tanto meno ascoltati, ma quando questo avvenisse, la responsabilità ricade su chi si oppone con il rifiuto.

In forza del battesimo ricevuto siamo tutti chiamati ad esercitare la dimensione profetica, ma tante volte ci sentiamo soli e incapaci di trasmettere con la parola e la testimonianza della nostra vita la bontà e la forza della nostra fede in Cristo. Non il proselitismo, ma la vita buona del vangelo, incarnata nella nostra vita, produce attrazione verso Cristo Gesù e la Chiesa, mentre non di rado ci affatichiamo nella ricerca di strumenti, anche sofisticati e costosi, che ci appaiono indispensabili per la comunicazione della fede, ma che per lo più non ci fanno incontrare il volto e la vita delle persone. Anche per noi sacerdoti, diventa sempre più difficile il contatto personale con chi, anche solo implicitamente invoca una nostra presenza, una parola di conforto, una «unzione» sacramentale o una semplice visita accanto a un letto di dolore. Presi da tante occupazioni, ci scopriamo spesso più dediti a mostrare un aspetto efficiente che risponde più al nostro bisogno di apparire e di guadagnare consensi, che a spendere tempo e risorse per risanare i cuori affranti guarire le ferite.

A noi il compito di individuare ciò che ci appesantisce e ci impedisce di camminare nella direzione giusta. A noi la decisione di partire anche quando il rimanere ci sembra più facile, meno rischioso e forse umanamente più appagante. A noi la scelta di permettere a Gesù di farsi nostro compagno di viaggio, perché il cammino sia nutrito dalla sua Parola e dal Pane della vita. Solo così ci sentiremo tutti operai del vangelo che si affidano a Lui e potremo sperimentare la fecondità dell’annuncio del regno di Dio.

A tutti buon viaggio, con il desiderio vivo nel nostro cuore di scoprire il prossimo approdo che il Signore sta preparando per noi.

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