Gianluigi De Palo: nella finanziaria non si parla di famiglia Parla il presidente del Forum nazionale delle famiglie

Gianluigi De PaloGianluigi De Palo è il presidente del Forum nazionale delle Associazioni familiari.

A Cagliari per il convegno Acli sulle politiche familiari racconta del dialogo avviato con il nuovo esecutivo nazionale.

Che tipo di rapporto si è instaurato con il nuovo Ministero della Famiglia?

Il rapporto è buono, così come lo è stato anche con il Governo precedente. Il vero problema in Italia non è il fatto di creare rapporti buoni con gli interlocutori, è che questi interlocutori cambiano una volta all’anno e quindi bisogna sempre iniziare da capo per creare i nuovi presupposti. Un fattore che manca è certamente la concretezza.

Quali le proposte da poter presentare?

Noi vogliamo far sentire la nostra voce perché pare che in questo momento si stia parlando solo di imprese e di pensioni, ma poco di famiglia. Speriamo che qualcosa venga fatto, ma adesso e concretamente, non negli anni avvenire. Infatti vorremmo un po’ più di concretezza da parte di tutti. Noi stiamo “pesando” sulla famiglia perché è una realtà che ancora regge, ma il problema è che stiamo arrivando alla fine. Aldilà delle parole sarebbero meglio i fatti. In questa Legge di Stabilità sembra che si voglia privilegiare altre realtà ed altre situazioni.

È così difficile capire che aiutando la famiglia potrebbero cambiare anche altre cose?

Penso di sì. Mi sembra gli interlocutori facciano fatica a capire. Le famiglie si mettono in gioco, fanno da vero ammortizzatore sociale ma sembra che questo non venga capito dagli Enti locali e dalle Regioni. Su questo, spesso purtroppo ci marciano.

Ci sono proposte di immediata attuazione?

Noi ripetiamo sempre la stessa cosa da anni: fattore famiglia. Oggi le tasse non sono eque e bisogna tener presenti i carichi familiari. Ma questo è un elemento che purtroppo non si riesce a concepire.

Dal vostro punto di osservazione, il problema riguarda solo determinate famiglie oppure è un problema generalizzato?

La difficoltà più grande in Italia sono le famiglie del ceto medio. Le famiglie “povere” vivono con lo stesso livello del tenore di quelle, ad esempio, della Germania, della Francia o della Svezia. Oltretutto quelle del ceto medio, in Francia, Germania e Svezia hanno una serie di sussidi, di aiuti e di fiscalità mentre in Italia da questo punto di vista abbiamo un crollo. Eppure queste sono le realtà che fanno più figli. Il problema è che in Italia le famiglie di ceto medio sono la stragrande maggioranza, sono loro a pagare più di altri.

Un po’ come «togliere ossigeno»?

A mio avviso non si stanno facendo i conti con la denatalità, che è inesorabile. Per cambiare l’approccio ci vogliono molti anni purtroppo. Perdere anche un solo anno potrebbe generare una crisi ancora più grande. La cosa più grave è che non stiamo mettendo i giovani nelle condizioni di poter realizzare i loro sogni, come poter fare una famiglia. In Francia viene fatta la pubblicità per spingere alla creazione delle famiglie, nonostante ci siano una serie di agevolazioni, come il quoziente familiare. Qui da noi non ci sono politiche familiari e fiscali come in altri Paesi.

Giovanna Benedetta Puggioni

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