I giovani hanno bisogno di adulti credibili Suor Silvia Carboni guida la comunità di accoglienza per minori «Casa Emmaus» di Elmas

I giovani

Suor Silvia Carboni, è responsabile della comunità di accoglienza Casa Emmaus di Elmas per minori abusati.

La cronaca registra notizie di abusi su minori. Come prevenire il fenomeno?

Maggior informazione vuol dire maggiore attenzione. E questo è un aspetto molto positivo. Anche se non sempre, al grido di aiuto corrisponde una immediata presa in carico da parte delle istituzioni pubbliche (non per loro negligenza ma perché il sistema è complesso)

Questo perché quando parliamo di abuso sui minori, dobbiamo tener presente che si tratta di un fenomeno con diversi livelli di complessità, multifattoriale. A mio parere siamo di fronte ad un fenomeno «circolare», che va al di là del classico schema «causa/effetto».  È evidente con questa prospettiva è difficile ragionare e programmare una prevenzione. Certo, i programmi di prevenzione possono aiutare a sensibilizzare le persone sul problema.

Quante forme di abuso sono note?

Esistono diverse forme di abuso. La forma più frequente è l’incuria (bambino trascurato, deprivato di attenzione, affetto, cure). Segue l’abuso psichico e fisico e sessuale. Esiste infine una forma di maltrattamento, più rara, ma a parer mio in aumento, ovvero il maltrattamento da “ipercura” (le cure sono talmente eccessive da impedire l’adeguato sviluppo del bambino.

Il tipo di abuso che spesso le cronache ci riportano è l’abuso sessuale. Ma è evidente che il fenomeno dell’abuso sui minori è molto più vasto di quello che le cronache ci riportano, anche perché per esempio, le forme di abuso psicologico sono più difficilmente riconoscibili se non nelle forme più grave. Però se pensiamo al disagio adolescenziale in aumento dove le manifestazioni vanno dagli attacchi di panico, ritiro sociale, o depressione, forse qualche pensiero in quella direzione dovremmo iniziare a farlo.

Gli adulti come possono aiutare i più piccoli a crescere in maniera sana?

I bambini devono essere educati a rispettare le regole, i confini, i ruoli. Devono essere educati a rispettare i “no”,  devono essere educati al limite, al fatto che non tutto è possibile, tollerare la frustrazione, la noia, la solitudine. Devono essere educati al rispetto del proprio corpo, al rispetto dell’altro. Devono essere educati a porgere l’altra guancia, ad aiutare il più debole. Devono essere educati a coltivare passioni, inclinazioni, talenti. I loro. Non quelli degli propri genitori. Credo che sia più un problema culturale, cioè di una educazione  al rispetto dell’altro. Può sembrare un discorso semplicistico, ma è anche questa una soluzione molto complessa. Nuova cultura, vuol dire, nuovi valori educativi.

Cosa chiedono le giovani che vengono affidati alla vostra comunità?

Le minori affidate alla nostra comunità provengono dalle varie forme di abuso sopra descritto: psicologico, fisico, incuria, ipercura, sessuale. Situazioni in cui il Tribunale per i minorenni ha ravveduto una condizione pregiudizievole per la minore che necessitava di un intervento di protezione e tutela o di uno stile di vita maggiormente consono a quello della loro età.  Protezione prima di tutto. Ma soprattutto coerenza da parte nostra e esempi di vita. Gli adolescenti in generale oggi, cercano adulti credibili; chiedono uno stile di vita consono a quello della loro età. Giocano a fare le grandi, ma fondamentalmente hanno ancora tutte l’aria e i bisogno da bambina. E da li che dobbiamo ricominciare. Restituire loro una infanzia negata, una infanzia a misura di bambina, uno stile di vita fatto di routine, di punti di riferimento che siano anche “testimoni di vita”.

Roberto Comparetti

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