I Giovani siano protagonisti dell’apostolato Una lettura ragionata dell'esortazione apostolica «Christus vivit»

«Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo!».

Con queste parole si apre l’esortazione apostolica post-sinodale «Christus vivit» di papa Francesco, che riprende il lavoro del Sinodo dei Vescovi dedicato a «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale».

Una chiave di lettura preziosa per comprendere il testo è quella della fedeltà a Dio e all’uomo. La Chiesa è invitata a guardare insieme alla figura di Cristo e alla realtà concreta dei giovani del nostro tempo.

Al principio c’è la persona di Cristo. Egli «l’eternamente giovane, vuole donarci un cuore sempre giovane» (n. 13).

La giovinezza «è un periodo originale e stimolante della vita, che Gesù stesso ha vissuto, santificandola» (n. 22). La stessa esperienza del Signore, sottolinea il Pontefice nell’esortazione, «non illumina voi, giovani, da lontano o dall’esterno, ma partendo dalla sua stessa giovinezza, che egli condivide con voi» (n. 31).

Non si tratta di considerare una gioventù ipotetica e astratta, ma di immergersi nelle storie dei giovani, con le luci e le ombre che le caratterizzano. «In realtà, – afferma il Santo Padre – “la gioventù” non esiste, esistono i giovani con le loro vite concrete» (n. 71).

Se per molti giovani «Dio, la religione e la Chiesa appaiono parole vuote, essi sono sensibili alla figura di Gesù, quando viene presentata in modo attraente ed efficace. Per questo bisogna che la Chiesa non sia troppo concentrata su sé stessa, ma che rifletta soprattutto Gesù Cristo. Questo comporta che riconosca con umiltà che alcune cose concrete devono cambiare, e a tale scopo ha anche bisogno di raccogliere la visione e persino le critiche dei giovani» (n. 39).

A papa Francesco preme in modo particolare che ai giovani possa giungere l’annuncio essenziale del Vangelo, basato su tre grandi verità: Dio è amore; Cristo ti salva; Egli vive.

Gesù è vivo per noi oggi, non è solo un «buon esempio del passato», ma è Colui «che ci guarisce e ci conforta, è qualcuno che vive. È Cristo risorto, pieno di vitalità soprannaturale, rivestito di luce infinita» (n. 124).

Nella pastorale giovanile vanno tenuti presenti due aspetti: l’intera comunità cristiana è il soggetto che evangelizza; i giovani devono essere protagonisti nell’apostolato (cfr n. 202).

La «Christus vivit» insiste su una pastorale giovanile «popolare, che apra le porte e dia spazio a tutti e a ciascuno con i loro dubbi, traumi, problemi e la loro ricerca di identità, con i loro errori, storie, esperienze del peccato e tutte le loro difficoltà» (n. 234). I luoghi privilegiati della pastorale sono gli oratori e i centri giovanili, ma anche il mondo della scuola, del servizio, dell’arte e dello sport (cfr nn. 224 – 227).

Non ci può essere una vera pastorale giovanile senza una concreta prospettiva vocazionale. Dio non si rivolge ai giovani in maniera generica, ma sempre personale, ha per ciascuno un progetto di vita. (cfr 288).

Sulla linea della «Christus vivit» la comunità cristiana è chiamata a presentare la perenne bellezza, novità e gioia del Vangelo, ponendosi «in uscita», stando concretamente accanto ai giovani del nostro tempo in modo libero e positivo.

È un impegno per l’oggi che non ammette nessun rinvio.

Roberto Piredda

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