Il diritto alla vita è alla base di tutti gli altri diritti Il giudizio morale sull'aborto resta immutato anche dopo le nuove linee guida

La pubblicazione delle nuove Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine, che annullano l’obbligo di ricovero dall’assunzione della pillola RU 486 fino alla fine del percorso assistenziale e allungano il periodo in cui si può ricorrere al farmaco fino alla nona settimana di gravidanza, ha acceso un dibattito giuridico, sociale e politico.

Si discute se le nuove disposizioni siano conformi o no alla legge 194, se rendano la pratica dell’aborto più pericolosa e meno sicura, se segnino un passo avanti sui diritti civili o lascino la donna sola dinanzi a una scelta drammatica.

In quanto esprimono e rafforzano il processo di banalizzazione sul piano sociale e personale e di disinteressamento politico al dramma dell’aborto, confinandolo nella sfera del privato, queste nuove Linee interpellano la nostra coscienza e ci inducono ad un dissenso morale motivato, aperto e rispettoso.

Nella Circolare del Ministero della Salute del 12 agosto u.s. ritengo dovremmo discernere una sorta di ri-convocazione delle comunità ecclesiali – Ufficio per la Pastorale familiare, Consultorio Diocesano, Associazioni e gruppi giovanili – per riflettere su un male che il Concilio ha inserito tra gli «abominevoli delitti» (GS 51).

La rassegnazione alla inesorabilità della legalizzazione dell’aborto, l’assuefazione al relativismo etico e il calo della qualità della sensibilità morale possono incombere anche in casa nostra.

La questione di questi giorni, perciò, dovrebbe sollecitarci a riprendere la riflessione sull’aborto, illuminati dal magistero di papa Francesco.

Francesco parla a tutti. Ai credenti ricorda che l’aborto non è una questione da affrontare e analizzare con le lenti del progressismo e delle modernizzazioni della dottrina.

Al contrario, in qualunque forma sia praticato, esso ha a che fare con la coerenza interna del messaggio cristiano sul valore della persona.

L’essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo; l’uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale, e non ammette eccezioni che possono renderla lecita e buona; in caso contrario non rimarrebbero solide e permanenti fondamenta per la difesa dei diritti umani, che sarebbero sempre soggetti alle convenienze dei potenti di turno (EG 213-214).

Credo possa essere utile per tutti, in particolare per i cattolici che sostengono che lo Stato deve garantire il diritto di praticarlo a chi lo chieda, considerare la «laicità» e la non confessionalità dell’affermazione del Papa.

L’intimo legame tra la difesa della vita nascente e la difesa di qualsiasi diritto umano, infatti, è una convinzione che sorregge la Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo.

Filosofi e pensatori di tutto il mondo e di differenti culture raggiunsero un accordo riguardo a certi diritti implicitamente contenuti nella natura dell’uomo come individuo e membro della società perché erano convinti che essi scaturiscono dal diritto fondamentale alla vita.

Il diritto alla vita è la condizione e il fondamento di tutti gli altri diritti perché è il minimum diritto umano (Unesco, Human rights. Comments and interpretations).

Papa Francesco ha demolito i falsi alibi costruiti a destra e a sinistra, dando indicazioni luminose ed efficaci in particolare per gli educatori.

Tutto è connesso; un cammino educativo non è praticabile se non si crede che la difesa della natura non è compatibile con la giustificazione dell’aborto, e che ogni altra forma di accoglienza utile alla vita sociale si inaridisce, se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita (LS 120.136).

Nella prospettiva dischiusa da Francesco, le nuove disposizioni sulla somministrazione della RU 486 non pongono una questione attinente alla morale individuale, bensì alla morale personale, che è intrinsecamente sociale.

Riguardano, cioè, la ricerca e la realizzazione del bene comune. Nelle condizioni attuali della società mondiale – argomenta il Papa – il principio del bene comune si trasforma in un appello alla solidarietà e in una opzione preferenziale per i più poveri (LS 158).

Ora, tra questi poveri di cui prendersi cura con predilezione ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali si vuole negare la dignità umana (EG 213).

È su questo piano che va compresa e affrontata l’immoralità di ogni pratica dell’aborto.

Francesco Maceri, Sj – Preside della Pontifica Facoltà Teologica della Sardegna

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