Lavoro: risposte rapide ai continui cambiamenti Parla Gilberto Marras, direttore generale di Confcooperative Sardegna

lavoroSpesso si dice che «Chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane».

Secondo i  recenti dati di Confartigianato Impresa Sardegna il mercato regionale del lavoro fatica a trovare diciannove professionalità: si tratta di qualifiche specifiche per le quali non c’è un numero sufficiente di giovani formati ad hoc.

Così, se da un lato, il tasso dei giovani senza lavoro continua a registrare numeri importanti, dall’altro, purtroppo, non ci sono persone capaci di rispondere ai bisogni delle imprese, specie di quelle medio – piccole.

«Sotto mano – dice Gilberto Marras, direttore generale di Confcooperative Sardegna – ho un esempio eclatante. Un’azienda cantieristica di Arbatax non riesce a trovare sul mercato sardo saldatori specializzati e quindi deve rivolgersi al mercato estero, in particolare a quello rumeno, dal quale arrivano addetti che intervengono su questo tipo di lavorazioni».

Il mercato del lavoro è in continua evoluzione, gli esperti lo definiscono «fluido», capace cioè di mutare nel giro di brevissimo tempo. Per questo il sistema formativo deve adattarsi ai frequenti cambiamenti: solo così sarà possibile vincere la sfida dell’innovazione, l’unica in grado di dare risposte ad un sistema in rapida mutazione.

«C’è poi una tendenza – dice Marras. Molti snobbano gli istituti professionali, invece se la formazione in questi istituti è di buona qualità l’immissione sul mercato del lavoro è abbastanza veloce. In pochi ricordano che, quella che viene definita la “Terza Italia”, artigianale – manifatturiera,  ha portato questo Paese a uscire dalle secche del dopoguerra. È cresciuta grazie agli istituti tecnico-professionali, statali e regionali, nei quali si sono formati i piccoli e medi imprenditori. Per cui plaudo all’iniziativa della Regione che sta spingendo verso un maggior sostegno a queste scuole. In alcuni casi però scontano il fatto che i laboratori per le esercitazioni pratiche non siano di ultima generazione. Ne consegue che spesso non forniscono una preparazione adeguata. Per migliorare le competenze occorrerebbe inoltre che si rendesse possibile l’utilizzo dei laboratori delle scuole per i tirocini formativi delle aziende, superando il divieto di cedere strutture pubbliche per formazione privata. I salesiani lo permettono e i risultati in termini occupazionali sono decisamente migliori».

La disponibilità di giovani formati, che operano nelle aziende, permetterebbe anche quel ricambio generazionale più che mai necessario. Nuove professionalità porterebbero anche all’innovazione nella piccola e media impresa. Pianificare interventi del genere significa anche che la scuola deve avere rapporti con il territorio. Da questo punto di vista è necessario che ci sia una crescita e una maggiore consapevolezza.

Ci sono buone prassi in altre regioni, come il Piemonte, dove la connessione scuola-territorio è fortemente presente, con ottimi risultati. «Da tempo – conclude il direttore di Confcooperative – in quella regione le cose vanno bene. Per noi potrebbe essere una via da seguire, anche perché se mai iniziamo sarà difficile invertire la tendenza. Programmiamo gli interventi, con la possibilità di correggere il tiro, qualora fosse necessario: potrebbe essere questa la strada per rispondere ai continui cambiamenti del mercato del lavoro, non perdendo di vista la centralità della persona».

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