Morittu: «Accanto alla repressione occorre la prevenzione» Padre Salvatore ha speso la vita nel recupero delle persone con dipendenze

Padre Salvatore Morittu, frate minore, da ormai quarant’anni dedica la propria vita al recupero di tossicodipendenti e alla prevenzione alle dipendenze tra Cagliari e Sassari.

Nel 1980 fonda la Comunità San Mauro, prima comunità terapeutica residenziale per tossicodipendenti in Sardegna, e il Centro di Accoglienza San Mauro a Cagliari.

«Ciò sta accadendo è l’esemplificazione di quanto afferma Papa Francesco quando dice che “Non siamo in un’epoca di cambiamenti, ma nel cambiamento di un’epoca”. Un disagio prima circoscritto solo a una fascia ristretta di persone o a una generazione particolare, ha oggi una sua forma di “globalizzazione” e sin dall’adolescenza ragazzi o ragazze intercettano sostanze che creano dipendenza. Una sorta di epidemia da “congestione esistenziale” – prosegue padre Salvatore – che da una parte ci atterrisce per la vastità e varietà di persone coinvolte, dall’altra ci fa sentire la responsabilità di non accettare che tanti si perdano».

Oggi a preoccupare maggiormente sono gli adolescenti, consumatori e spacciatori, i giovani che non riescono a diventare adulti, e i quarantenni invaghiti dell’eterna giovinezza.

«Si tratta di adolescenti – riprende padre Morittu – che assumono droghe che permettono da una parte di non pensare, e dall’altra di avere un corpo capace di emanare così tante energie, da eliminare stanchezza e sonno per più giorni.

Il giovane che non riesce a diventare adulto – prosegue – e che non sa convivere con le frustrazioni e gli impegni della maturità, ricerca nella cocaina, nell’alcool, nei giochi d’azzardo e in altre sostanze eccitanti la possibilità di strappare alla vita brandelli di piacere. E ad oggi ci sono nel mercato tante nuove droghe al punto che chi vende non sa cosa vende e chi consuma non sa cosa consuma. Resta il baratro di una vita senza senso».

Tre gli interventi mirati per contrastare il fenomeno secondo il frate minore: prevenzione, recupero, repressione.

«Quella su cui si lavora di più – riprende padre Salvatore – è la repressione. Lotta severa contro il commercio delle sostanze e nei confronti degli spacciatori, nelle competenze dell’apparato dello Stato. Il contenitore oggi più vuoto è quello della prevenzione: come cioè educare i figli e come rendere il microfono dei genitori più udibile rispetto agli altri che devastano la vita dei ragazzi e degli adolescenti. Non ci dobbiamo assoggettare all’idea che “la paura che mio figlio si droghi”, colori ogni relazione con lui. C’è bisogno di farli volare alto su altre concezioni della vita. Pensiamo quale straordinaria risorsa è per la coppia cristiana la fede in Dio vissuta e donata con coerenza. Nel raccontarci ai figli dobbiamo mettere in evidenza il bello, il buono, il gioioso della vita: tutte possibilità positive per la propria realizzazione. Testimoniare uno stile di vita più ricco di entusiasmo, di voglia di vivere, piuttosto che riempirli di paure, di incognite terrificanti rispetto al futuro. Questo l’impegno educativo che passa dalla famiglia, dalla parrocchia, dalla scuola».

Non esistono ricette che possano risolvere automaticamente il problema, ma è necessario richiamare i genitori e gli adulti ad innamorarsi del mestiere più bello del mondo: quello di costruire uomini liberi e responsabili.

Fabio Figus

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