Nessuno mette mano all’aratro e poi si volge indietro XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Dal Vangelo secondo Luca

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.

Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.

Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?».

Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.

Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».

A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre».

Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia».

Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

(Lc 9, 51-62)

Da questo numero sarà padre Fabrizio Fabrizi, gesuita, docente di Teologia fondamentale alla Facoltà teologica, a commentare il Vangelo. Il grazie a suor Rita Lai per il servizio reso in queste ultime settimane.

Commento a cura di Fabrizio Fabrizi

L’inizio del brano del Vangelo dalla Liturgia Eucaristica di questa XIII Domenica del Tempo Ordinario è programmatico, nel senso che dichiara la direzione che Gesù sceglie per la sua vita: «Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme». Cosa c’è di così particolare nella meta scelta da Gesù?

L’atteggiamento di Gesù («prese la ferma decisione») chiarisce che il suo viaggio non è un semplice spostamento geografico da un luogo ad un altro, bensì si tratta di un itinerario verso ciò che maggiormente gli sta a cuore.

Gerusalemme, infatti, non è una meta qualsiasi ma è il luogo della definitiva alleanza tra Dio e l’uomo.

Infatti, Gerusalemme è il luogo della passione, morte e risurrezione di Gesù, ossia il luogo della piena donazione che Gesù fa di sé per riscattare l’uomo dalla logica del male e dell’autosufficienza, offrendogli come alternativa la possibilità della relazione di comunione, con Dio e con il prossimo.

Nel suo viaggio Gesù invita a anche noi a compiere, con Lui, il nostro viaggio di conversione, affinché possiamo lasciare l’«uomo vecchio» e accogliere, in dono, l’«uomo nuovo».

Si tratta di un viaggio che, anzitutto, ci richiede di passare dalla mentalità padronale e volontarista alla mentalità dell’accoglienza e della misericordia; così, nei riguardi dei samaritani che non l’accolgono, Gesù non agisce una risposta di condanna, come invece i suoi discepoli pretenderebbero da lui («Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?»), ma una risposta carica di rispetto e comprensione.

Forse anche noi siamo chiamati a mettere da parte certi atteggiamenti di giudizio e di condanna nei confronti degli altri, per maturare atteggiamenti di ascolto, rispetto e comprensione verso di loro. Del resto, nei nostri confronti Gesù non manifesta continuamente accoglienza, attesa e comprensione?

Un viaggio che richiede a ciascuno di noi di maturare una sequela autentica di Gesù; di seguire Gesù non perché egli è il personaggio del momento, ma perché Gesù «non ha dove posare il capo», tanto è desideroso di incontrarci, per aiutarci a comprendere che solo nell’amicizia con Lui possiamo conoscere il nostro vero volto di figli, scoprendoci amati incondizionatamente da Dio Padre.

Un viaggio, poi, che ci richiede la decisione di slegare la barca della nostra vita dalle banchine dei rispettivi porti, non per mancanza di rispetto o sensibilità verso coloro che lasciamo («Lascia che i morti seppelliscano i loro morti») e nemmeno per menefreghismo («Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio»), ma perché abbiamo scoperto che Gesù è l’unico Maestro e Signore della nostra vita.

In conclusione, il Vangelo di questa domenica ci invita a intraprendere, con Gesù e seguendo Gesù, un viaggio alla scoperta dell’amore liberante di Dio, accogliendo il suo invito a riconoscerlo operante nella vita di tutti i giorni: nella nostra vita e nella vita degli altri.

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