Non sottraiamoci dall’impegno al voto

Ezlezioni-comunali-2015Non tirarsi indietro. È questo il messaggio essenziale che i cittadini italiani sono chiamati a fare proprio nell’imminenza dell’appuntamento elettorale delle comunali del prossimo 5 giugno. Anche in Sardegna sono diversi i comuni chiamati al voto, a cominciare da Cagliari.

Nessuno può dire «io non c’entro, non è roba per me, se la vedano gli altri».

Come cittadini e cristiani non può esistere la fuga e il disimpegno.Lo ha mostrato in modo incisivo papa Francesco in un intervento di qualche tempo fa sull’importanza di «immischiarsi in politica»: «Fare politica […] è un martirio quotidiano: cercare il bene comune senza lasciarti corrompere. Cercare il bene comune pensando le strade più utili per questo, i mezzi più utili. Cercare il bene comune lavorando nelle piccole cose. Fare politica è importante: la piccola politica e la grande politica» (Incontro con le Comunità di Vita Cristiana e la Lega Missionaria Studenti, 30 aprile 2015).

Non tutti vivranno l’impegno politico in forma diretta, per esempio entrando in un partito o candidandosi, ma ciascuno, senza eccezioni, è chiamato ad esercitare il «dovere civico» del voto, come ricorda la Costituzione Italiana (art. 48).

Quando si parla di politica spesso si mettono in luce solamente gli aspetti negativi, che certamente non mancano, ma in questo modo facilmente si può essere tentati di cedere alla rabbia e alla delusione. L’unica via possibile è invece quella di cercare di costruire qualcosa di positivo con responsabilità personale e concretezza di decisione. In questa prospettiva ognuno è chiamato a fare la sua parte. A poco servirebbe volersi distinguere, con una buona dose di retorica, dai «palazzi» del potere rimanendo ritirati.

La vita della propria comunità civile è per tutti un appello alla partecipazione. In quest’ottica un primo impegno è quello di informarsi in modo serio e costante sull’attività degli amministratori e dell’opposizione.

Benedetto XVI nella Deus caritas est, riprendendo san Giovanni Paolo II (Christifideles laici, n. 42), ha insistito sull’importanza di partecipare alla costruzione del bene comune: «Il compito immediato di operare per un giusto ordine nella società è invece proprio dei fedeli laici. Come cittadini dello Stato, essi sono chiamati a partecipare in prima persona alla vita pubblica. Non possono pertanto abdicare “alla molteplice e svariata azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune”» (n. 29).

Sono parecchi i temi sul campo che richiedono attenzioni urgenti: la famiglia, il lavoro, le vecchie e nuove povertà, l’educazione e il futuro dei giovani, la cura dell’ambiente, lo sviluppo dei trasporti e delle infrastrutture.

Si tratta di questioni sulle quali i cristiani sono chiamati a portare il contributo della propria visione dell’esistenza ispirata ai valori evangelici attualizzati dal Magistero della Chiesa.

Partecipare con il voto alla scelta di chi sarà chiamato a guidare la propria comunità è un impegno al quale non ci si può sottrarre. Chi rinuncia al voto scarta un piccolo pezzo di futuro che è comunque nelle sue mani.

Attraverso la matita e la scheda elettorale si costruisce il bene comune e ciascuno è chiamato a fare la sua parte. Non perdiamo questa occasione.

Roberto Piredda

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