Occorre fare presto: i sardi non possono aspettare Ad alcune settimane dal voto nulla è ancora definito

Ne avevamo parlato già nello scorso numero ma ci ritorniamo perché secondo voci ufficiose i risultati definitivi delle elezioni regionali non arriveranno prima del 21 marzo.

Secondo voci di corridoi, pare che, alcuni presidenti di seggio abbiano avuto problemi nell’espletare le operazioni di spoglio delle schede. Così hanno pensato bene di chiudere gli scatoloni, conferendo il materiale al Tribunale, che sta ricontando i voti uno ad uno.

Un piccolo ragionamento sulla qualità di chi viene chiamato a svolgere il delicato ruolo di presidente e di scrutatore di seggio elettorale forse andrebbe fatto.

Non è detto che la cosiddetta «casalinga di Voghera» possa avere la capacità e un minimo di preparazione per svolgere un ruolo delicato, specie in tempi nei quali c’è chi, senza alcun costrutto, minimizza sull’importanza della preparazione come elemento essenziale per svolgere ruoli di responsabilità.

L’economista cagliaritano, Vittorio Pelligra, ne ha parlato proprio domenica scorsa sulle pagine de «Il Sole 24 Ore». Scrive Pelligra, in riferimento al continuo discredito di chi ha competenze: in Italia «le istituzioni più autorevoli e indipendenti vengono sistematicamente screditate in maniera strumentale…».

Quanto accaduto a quei presidenti di seggio è la conferma che la deriva tendente ad osteggiare persone competenti non porta da nessuna parte e ad un mese dalla chiusura dei seggi forse si avrà il dato definitivo.

Per questo occorre che la politica regionale e il suo nuovo Consiglio trovino una soluzione, così come allo scandalo del voto disgiunto: non si può votare un candidato non collegato alla lista di chi aspira a diventare Presidente.

Il ritardo dei conteggi delle schede ci auguriamo non porti ad un ulteriore spostamento in avanti nella definizione della squadra di Governo.

Le urgenze sono tali e tante che occorre fare presto: i sardi non possono più aspettare equilibri e accordi, vista la situazione difficile che sta accompagnando la loro vita da troppi anni.

Nell’incontro organizzato dall’Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro lo scorso gennaio, nella chiesa di santa Restituta, l’allora candidato del centro destra, Christian Solinas, aveva indicato, tra le possibili priorità da mettere immediatamente nell’agenda della sua ipotetica Giunta due elementi: la centralità della persona nelle scelte politiche e il sostegno alla famiglia.

Per il primo punto Solinas aveva ribadito che sanità, sistema sociale e persona dovevano ritornare al primo posto. «Oggi – aveva dichiarato – l’agenda del legislatore è distante dalla gente».

Sull’altro punto, la famiglia, il futuro Presidente si era mostrato sensibile al tema, ribadendo che si sarebbe impegnato per far sì che migliaia di famiglie potessero nascere, superando così le condizioni che lo impedirebbero.

«Per questo – aveva detto – è necessaria una riforma delle politiche familiari, agevolando la formazione dei nuovi nuclei».

C’è un ultimo elemento del quale nessuno ha parlato: circa la metà dei sardi non è andata a votare.

Un segnale lanciato da chi non si è riconosciuto in quelli che si sono candidati alla guida della Regione, così come da chi evidentemente non è interessato alla cosa.

Per entrambe le scelte è necessario che la politica regionale trovi risposte, convincenti e rapide.

Il rischio di ritrovarsi a contare nelle prossime elezioni un elevato numero degli astenuti deve essere scongiurato.

Roberto Comparetti

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