Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato III Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Dal Vangelo secondo Luca

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nazareth, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista;

a rimettere in libertà gli oppressi a proclamare l’anno di grazia del Signore».

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 

(Lc 1,1-4; 4,14-21)

Commento a cura di Carlo Rotondo

Potremmo intitolare queste prime domeniche del Tempo Ordinario «Love in progress». Gesù infatti sta aprendo il cantiere per costruire la sua Chiesa, non fatta di mattoni, di pietre e di marmi ma di persone, di cuori e di tanto, tantissimo amore.

Domenica scorsa San Giovanni ci ha portati a Cana ad una festa di nozze. Oggi, l’evangelista Luca, sempre restando in Galilea, lontanissimi dal tempio di Gerusalemme, ai confini del regno, ci porta nel paese dove Gesù è cresciuto ed è diventato adulto: Nazareth. Tutti lì lo conoscono: (me la immagino la conoscenza) «è il figlio di Giuseppe il falegname e la madre è Maria» «sa filla de Gioacchinu ed Anna, su nepori de Zaccaria ed Elisabetta, cussa chi ha tentu unu fillu candu giai fia beccia».

La fama lo precedeva, dice il testo.

Ma anche il chiacchiericcio e il «crastulimini» di chi, da sempre e per sempre, purtroppo, pensa di conoscere gli altri solo dal cognome che porta dai parenti che ha, da come si veste, da come parla. Non tutta la fama … è gloria!  Tant’è che, come sappiamo dal proseguo del brano, subito dopo gli stessi compaesani tenteranno di ucciderlo. Bisogna diffidare dalla fama.

In Africa c’è un proverbio che dice: «Solo tua mamma ti stringe con due mani». La morale è che gli altri, talvolta anche amici, spesso ti danno una mano … e con l’altra … Ma Gesù non si ferma, conosce la durezza dei cuori e anziché scappare li affronta. Perché «Love in progress» richiede di provarle e tentarle tutte, e perché occorre anche fare le prove per portare la croce.

Ciò che l’aspetta a Gerusalemme ha bisogno di allenamento: i chiodi vanno preparati con gli schiaffi. Il tradimento dell’amico più caro va preparato con la contestazione dei compaesani. Entra in Sinagoga. Di fatto è un’altra festa a cui Gesù partecipa: quella religiosa del sabato. Stavolta però anziché salvare la festa la rovinerà. Come? «Si alzò a leggere». Solenne e statuario: un vero ràbbi. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia. Lui «Parola» riceve le parole, e le legge.

Immagino con quanta calma e solennità le lesse. Il silenzio è di tomba. Non si sente una mosca volare. Ascoltano e guardano: gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Sarebbe fantastico se potessimo entrare nel cuore di questi che guardano … ma non vedono. Ascoltano .. ma non comprendono. E sedette: un gesto semplice ma profondo. Non parla loro dall’alto in basso ma si siede «a loro livello» e perciò può guardarli negli occhi e soprattutto nel cuore.

E poi, come una detonazione, secca e improvvisa: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 

Un big bang, una bomba dirompente e devastante, un’entrata a gamba tesa da cartellino rosso. Mi ricorda l’immagine dell’orologio di campanile rotto di una di quelle chiese squarciate dal terremoto.

La Chiesa da quel giorno sarà chiamata a «oggificare» la fede: oggi devo amare, oggi devo perdonare, oggi devo salvarmi e salvare, oggi devo liberare chi è schiavo, oggi devo accogliere il forestiero, oggi devo visitare l’ammalato e il carcerato, oggi devo dare da mangiare. E oggi devo entrare in Paradiso con le mie scelte e stili di vita. Domani sarà solo la logica conseguenza di tutto l’amore che ho seminato oggi.

Il profeta non è colui che predice il futuro ma colui che lo anticipa … ad oggi.

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