Papa Francesco: i giovani sono l’adesso di Dio Parole pronunciate nella Giornata mondiale dei Giovani di Panama

Se il sistema mediatico nazionale è dominato dalla speculazione sulle tragiche migrazioni di centinaia di persone, a Panama, 700mila giovani hanno ascoltato le parole di speranza che Francesco ha pronunciato nel corso Giornata Mondiale della Gioventù.

Un solo accenno da parte del Pontefice al fenomeno migratorio. «Vogliamo essere Chiesa che favorisce una cultura capace di accogliere, proteggere, promuovere e integrare – ha detto nel corso della Via Crucis – che non stigmatizza e meno ancora generalizza con la più assurda e irresponsabile condanna di identificare ogni migrante come portatore di male sociale».

Per il resto grande attenzione da parte del Papa ai giovani e alle loro istanze. La delegazione diocesana, guidata dall’Arcivescovo, con alcuni sacerdoti, ha seguito tutti gli appuntamenti e, grazie alla pagina  social di Radio Kalaritana, è riuscita a rendere partecipi tutti di quanto accadeva in Centro America.

Francesco ha ricordato ai giovani che il Calvario di Gesù si prolunga in tutti i dolori del mondo: dall’aborto al femminicidio, dalla violenza agli abusi, dal bullismo alle «reti di gente senza scrupoli, tra di loro si trovano anche persone che dicono di servirti, Signore, reti di sfruttamento, di criminalità e di abuso, che mangiano sulla vita dei giovani».

Nessun tema è rimasto fuori dalle sollecitazioni di Francesco indirizzate ai presenti, e ai tanti che hanno seguito gli appuntamenti grazie a internet o alla TV.

«Siete veri maestri e artigiani della cultura dell’incontro», ha ricordato il Papa, e come al Sinodo, i giovani diventano maestri: da loro gli adulti devono imparare. Per una «politica autenticamente umana» che dica «No» alla corruzione, per accogliere, promuovere, proteggere e integrare i migranti, molti dei quali hanno un volto giovane.

«Dio è reale – ha detto il Papa – perché l’amore è reale, Dio è concreto perché l’amore è concreto». Francesco ha chiesto ai giovani un «Sì» per «una nuova Pentecoste al mondo e alla Chiesa».

Non domani, ma adesso, perché per Dio non c’è un «frattanto»: nel «frattanto» i sogni perdono quota e diventano «illusioni rasoterra», piccole e tristi. «Senza lavoro, senza istruzione, senza comunità, senza famiglia»: sono i quattro «senza» che «uccidono».

Il Papa ha tracciato un «filo rosso» tra il Sinodo dei giovani e la Gmg, da lui fortemente voluta nella periferia che fa da cerniera alle due Americhe. La ricchezza dell’ascolto tra generazioni, la ricchezza dello scambio e il valore di riconoscere che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che dobbiamo sforzarci di favorire canali e spazi in cui coinvolgerci nel sognare e costruire il domani già da oggi.

È l’elenco di Francesco di cui i giovani e la Chiesa, in relazione reciproca, sono chiamati a far tesoro: «Ma non isolatamente, uniti, creando uno spazio in comune. Uno spazio che non si regala né lo vinciamo alla lotteria, ma uno spazio per cui anche voi dovete combattere. Perché voi, cari giovani, non siete il futuro, ma l’adesso di Dio».

Troppo spesso anche all’interno della Chiesa si parla dei giovani come del futuro, senza invece considerare che l’oggi è il tempo nel quale sono chiamati a vivere. Il Sinodo lo ha ricordato nel documento finale.

Al numero 54 si legge: «I giovani cattolici non sono meramente destinatari dell’azione pastorale, ma membra vive dell’unico corpo ecclesiale, battezzati in cui vive e agisce lo Spirito del Signore. Essi contribuiscono ad arricchire ciò che la Chiesa è, e non solo ciò che fa. Sono il suo presente e non solo il suo futuro».

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