Parlare di giovani significa aprire un confronto schietto con le nuove generazioni Verso il sinodo dei Vescovi

PastoraleSappiamo tutti ormai che il prossimo sinodo dei Vescovi, previsto per l’ottobre 2018, sarà dedicato al tema dei giovani con l’ambizioso titolo «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Se ne parlerà tanto anche nelle pagine del nostro giornale diocesano. Affrontare il tema dei giovani significa, per la Chiesa, aprire un confronto schietto e sincero con le nuove generazioni per capire come si sta cercando di concretizzare il mandato missionario affidato da Gesù nel Vangelo di Marco: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura». Per vivere con frutto questo confronto bisogna vincere la tentazione di trattare la questione come se si discutesse di campagne pubblicitarie, marketing o di intendere il mandato di Gesù come un lavoro finalizzato a creare una «clientela» per il futuro. Il Sinodo diventa l’occasione per poter chiederci come stiamo testimoniando, annunciando e seminando il Vangelo nel cuore dei ragazzi e dei giovani. Abbiamo riletto il documento preparatorio pubblicato il 13 gennaio 2017 e vogliamo attraverso questa pagina speciale iniziare a offrire alcuni spunti di riflessione. L’obiettivo del cammino preparatorio al Sinodo sarà quello di coinvolgere i giovani perché possano «dire» come percepiscono e vivono la Chiesa. Sarà importante iniziare a distinguere tre diverse «categorie» di giovani a cui il nostro lavoro dovrà rivolgersi.

Il primo gruppo è rappresentato dai ragazzi che vivono un percorso di fede e di servizio nelle nostre parrocchie. Sono i giovani che sono «dentro» il recinto. Vivono l’esperienza dell’oratorio, sono coinvolti nell’associazionismo cattolico oppure sono coinvolti nelle diverse iniziative spirituali proposte dai movimenti ecclesiali. Questa prima categoria rappresenta coloro che hanno trovato un percorso che, dopo la celebrazione della Cresima, ha cercato di coinvolgerli e offre loro la possibilità di crescere umanamente e spiritualmente nell’amicizia con Gesù. La seconda categoria è rappresentata dal grande numero di ragazzi che hanno frequentato i cammini di iniziazione cristiana e che, dopo la celebrazione della Comunione o della Cresima, nel migliore dei casi, non hanno più messo piede (letteralmente) in chiesa. Questi sono la stragrande maggioranza dei nostri giovani e hanno una esperienza ecclesiale che è solo un vago ricordo. Il fatto stesso che si siano allontanati può essere causato da diversi motivi. La terza eultima categoria è costituita dai giovani che non hanno mai avuto una esperienza di Chiesa: sono i non battezzati o i ragazzi battezzati che poi non sono stati iscritti a nessun corso di catechismo. Oggi sono ancora una minoranza ma i numeri aumentano anche a causa dei giovani genitori privi di ogni interesse spirituale. Questa minoranza di ragazzi entra però spesso in contatto, a scuola, nello sport o per amicizia con la minoranza dei ragazzi che frequentano la Chiesa e spesso rimangono stupiti e incuriositi dal loro coinvolgimento. Sarebbe bello riuscire, grazie alla nostra rete di oratori presente in diocesi, interpellare queste tre categorie e a creare un dialogo tra loro perché tutti si sentano coinvolti nelle cammino sinodale.

Alberto Pistolesi

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