Una piattaforma contro la disgregazione sociale Il documento è stato predisposto dalla Cisl regionale

una piattaformaLa Cisl ha messo a punto il «decalogo» contro la disgregazione sociale in Sardegna. A poco più di un mese dall’insediamento del nuovo segretario generale, Gavino Carta, il Comitato esecutivo – lo stato maggiore dell’organizzazione sindacale – ha proposto alle istituzioni, Regione  prima di tutto, una piattaforma contro la disgregazione sociale. I segni di una deriva socioeconomica che potrebbe sfociare in una separazione grave tra il popolo: –  da una parte i poveri, da un’altra quelli che riescono a sopravvivere, entrambi ben lontano da quanti  corrono tranquilli in autonomia, con la maggior parte dei giovani fuori gara – per la Cisl sono ben chiari: si chiamano mancanza di lavoro, allargamento del fenomeno della povertà e della marginalità sociale, progressivo ed allarmante calo demografico e desertificazione delle nostre comunità dell’interno dell’isola. Il sindacato non intende stare alla finestra. «La timida ripresa – ha detto il segretario generale Carta – che anche in Italia, in misura minore in Sardegna, i dati statistici ci consegnano, ha bisogno   di essere ulteriormente incoraggiata e promossa attraverso interventi in direzione dello sviluppo e del lavoro tali da determinare effetti benefici e duraturi nel tempo». Le istituzioni devono muoversi. Il ruolo pilota dovrà averlo la Regione. «La Presidenza della Giunta  – ha continuato Carta – deve farsi interprete  di una nuova stagione dell’autonomia, quindi promuovere un più forte ed efficace rapporto con lo Stato e con la stessa Unione Europea, declinare inoltre la sua specialità sul versante interno con un diverso disegno dei poteri locali, assecondare un processo di decentramento e promozione della partecipazione delle comunità e delle organizzazioni di rappresentanza».

Il comitato esecutivo ha evidenziato dieci punti prioritari d’intervento per dare il via a un positivo cambiamento della Sardegna. Si comincia con le politiche comunitarie, con la rivendicazione di riforme di terza generazione per puntare sulla qualità del lavoro, sulla formazione e sull’apprendimento continuo, incentivare il lavoro stabile e promuovere l’accesso all’occupazione per le categorie sociali svantaggiate e tutelando quanti hanno perso il posto di lavoro. Si continua con le riforme istituzionali. La Cisl sollecita l’avvio di tutti gli strumenti delle politiche sociali e dell’inclusione e un piano per combattere vecchie e nuove povertà. Maggiori risorse e una nuova legislazione di settore per formazione professionale, scuola, università e ricerca.

La Sardegna, secondo la Cisl, ha bisogno di riequilibrio territoriale tra aree interne, città, comuni minori, coste per favorire un vero e proprio sistema regionale. Centralità sempre del territorio per rilanciare  le imprese con la proposta di un sistema bancario e creditizio adeguato ai bisogni del mondo economico e delle persone, insieme con il rilancio degli strumenti della programmazione locale per accompagnare un nuovo modello di sviluppo eco-sostenibile che valorizzi in primo luogo le produzioni specifiche e caratteristiche dell’Isola.

L’infrastrutturazione dell’Isola, premessa e condizione di ogni rilancio, soprattutto industriale, si potrà perseguire al meglio con l’apporto delle risorse del Quadro comunitario di sostegno, e non solo, per imprimere un’accelerazione al superamento di alcuni punti di debolezza e diseconomia delle imprese esistenti. In particolare la Cisl chiede di  agire sulla questione energetica, dei trasporti interni e della continuità territoriale, della rete telematica, delle Poste e telecomunicazioni, degli assetti idrici dell’isola. Altri punti del «decalogo» riguardano  la continuità territoriale il diritto alla mobilità interna ed esterna delle persone e delle merci. Da favorire la ripartenza in grande stile delle attività industriali e manifatturiera, dell’agricoltura e dell’allevamento, la difesa e l’innovazione del tessuto industriale esistente. Inoltre la messa in atto di azioni finalizzate all’equilibrio e la crescita armonica dei vari settori, dello sviluppo del turismo e l’integrazione con l’agroalimentare e altri settori strategici; la tutela dell’ambiente e degli ecosistemi più importanti.

Infine il rapporto con l’Unione Europea e il riconoscimento dell’insularità che rappresenta un altro obiettivo strategico per lo sviluppo.

Simone Mariani

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