Quale futuro per il Centro di Solidarietà «Giovanni Paolo II»? I lavori di ristrutturazione preoccupano gli operatori

Quale futuroQuale futuro per il Centro di Solidarietà? La struttura sita in viale sant’Ignazio, nei secoli è sempre stata destinata alla solidarietà nei confronti degli ultimi e dei bisognosi. Dagli anni ’80 la struttura ha ospitato gli anziani, la casa di riposo comunale «Vittorio Emanuele II»  sino al  trasferimento a Terramaini avvenuto nel 2004. Su precisa volontà dell’amministrazione comunale, la struttura venne pensata all’accoglienza delle emergenze cittadine, servizio fino ad allora assente. L’istituzione del Centro comunale per le emergenze nasce in attuazione della legge quadro nazionale 328/2000, art. 22 e art. 28 che configura il sistema integrato dei servizi alla persona, a tutte le persone, specie quelle in condizioni di povertà estrema e di grave marginalità sociale. In applicazione del principio di sussidiarietà e di corresponsabilità degli interventi in favore delle persone in condizione di disagio estremo l’amministrazione in rete con la Caritas diocesana, e le associazioni  «Ozanam», «L’Aquilone», «Donne al traguardo», i Frati cappuccini, ha co-costruito una molteplicità di servizi differenziati, per offrire risposte funzionali ad un disagio complesso, dinamico e multidimensionale, offerto a tutte le persone in condizione di vulnerabilità estrema nel territorio cittadino.

All’interno del Centro, la Caritas diocesana svolge attività che riguardano molteplici «Opere segno», capaci di offrire risposte integrate ai bisogni che gli ultimi incontrano nel corso dell’esistenza,

Interventi gestiti dalla diocesi.

Mensa: garantisce a tutte le persone in condizione di bisogno presenti nel territorio cittadino tre pasti giornalieri (colazione, pranzo e cena). Il numero medio di pasti al giorno è di circa 630 unità.

Centro d’ascolto diocesano: costituisce un importante punto di osservazione del fenomeno della povertà nella realtà locale ed è un luogo in cui si cerca di costruire dei percorsi di risalita, attraverso l’accompagnamento e l’orientamento ai servizi.

Sportello legale: la finalità principale è quella di offrire, un punto di riferimento fermo e preciso a tutti coloro che si trovano in una situazione di disagio economico, nonché in una situazione di disagio sociale e culturale e che non hanno la possibilità o non hanno i mezzi per potersi rivolgere ad un avvocato per la tutela dei propri diritti.

Studio medico polispecialistico: è il servizio che offre assistenza sanitaria gratuita, grazie all’opera dei medici e degli infermieri volontari, a tutti coloro che si sono trovati in stato di bisogno o difficoltà. Questo servizio della Chiesa cagliaritana ha sempre mostrato una specifica funzione di sussidiarietà verso il sistema sanitario pubblico, laddove lo stesso fa fatica a raggiungere le popolazioni socialmente fragili ed economicamente svantaggiate.

Accoglienza persone con fragilità: attualmente ospita 7 uomini e 6 donne in situazione di pregiudizio (tra i quali 2 persone con misura di protezione giuridica) con problematiche sociosanitarie gravi e privi di rete parentale adeguata.

Accoglienza emergenze cittadine: l’accoglienza per i senza dimora è stata uno dei primi servizi offerti nel Centro comunale di Solidarietà «Giovanni Paolo II» di viale Sant’Ignazio a Cagliari.

Il Servizio è rivolto a soli uomini e, nel corso degli anni, ha garantito sostegno e supporto a quelle persone che più di altre hanno vissuto e vivono l’esclusione sociale e l’emarginazione. Attraverso un percorso di pianificazione di interventi in raccordo con le istituzioni presenti sul territorio, offre accoglienza a carattere residenziale a bassa soglia e sostegno emergenziale alle persone che hanno subito eventi improvvisi, gravi e contingenti (senza dimora, persone prive di alloggio in seguito a sfratto, persone affette da dipendenza, etc.). L’obiettivo prioritario è quello di fornire sostegno immediato per fronteggiare le situazioni e gli eventi improvvisi di estrema gravità personale, familiare e sociale che hanno afflitto gli ospiti. Attualmente ospita 27 soggetti in stato di grave emarginazione e privi di rete parentale adeguata, di cui uno con misura di amministrazione di sostegno in condizione di gravità in carico al reparto infettivi.

I vari servizi attivi al centro funzionano con l’apporto fattivo delle persone affidate dall’autorità giudiziaria. Per circa 80/90 persone il Centro comunale e gli spazi affidati dall’ente pubblico alla Caritas, (mensa, accoglienze) è il luogo dove svolgere attività alternative al carcere, messa alla prova. All’interno della struttura, anche attraverso il contributo delle associazioni operanti, vengono offerte una molteplicità di risposte costruite sulla base della tipologia del disagio emergente:

Spazio docce: servizio che permette alle persone che vivono per strada di poter mantenere una condizione igienica non precaria, con la possibilità di fare la doccia e poter avere indumenti di ricambio. Gli accessi allo spazio igienico sono una media di 150/160 al mese e sono aperti 3 volte a settimana.

Nel centro comunale trovano inoltre spazio l’accoglienza di donne vittime di maltrattamenti gestito dall’associazione «Donne al traguardo», spazi di accoglienza per persone senza dimora in situazione di cronicità gestito da «Ozanam» e lo spazio gestito dai Frati Cappuccini per l’accoglienza di persone carcerate in permesso premio.

Anche il servizio sociale comunale ha sempre avuto i suoi uffici nel Centro per il coordinamento delle varie attività,  accoglieva il Nucleo di pronto intervento sociale per le emergenze cittadine e promuoveva interventi innovativi di contrasto alle povertà estreme.

È con profonda preoccupazione e sgomento che la Caritas, ma anche le altre realtà, stanno vivendo  la notizia dell’imminente chiusura del centro comunale e conseguente interruzione dei servizi rivolti a tutti i soggetti che versano in condizione di grave emarginazione adulta nel territorio cittadino.

La «Casa dei poveri e della solidarietà»,  sembrerebbe prossima alla chiusura a causa di urgenti lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza dell’edificio. Ancora non sono note le soluzioni alternative proposte  dall’Assessorato alle Politiche sociali a circa una novantina di soggetti senza dimora (disoccupati, papà separati, disabili psichiatrici, ex tossicodipendenti ed ex detenuti) che considerano la struttura ed i servizi offerti come unico pilastro rispetto a un’esistenza caratterizzata da vulnerabilità e solitudine.

Come Caritas diocesana abbiamo creduto profondamente nell’opera innovativa e sinergica delle attività realizzate presso il Centro Comunale della Solidarietà, come luogo privilegiato di ascolto, contatto e accoglienza in favore degli ultimi. Come comunità cristiana ci sentiamo coinvolti nel tutelare situazioni di fragilità rispetto a percorsi di svincolo non compatibili con le risorse e le capacità personali in tantissimi casi non sufficienti per poter condurre una vita autonoma. Ci interroghiamo sull’importanza delle «Opere segno» e dei servizi, rivolti ad una realtà che spesso è tenuta ai margini, evitata a priori, o al massimo liquidata in pochi secondi, ricca di stereotipi, che rendono difficili le concrete possibilità d’azione necessarie per invertire il processo di marginalità che caratterizza le persone senza dimora. Che futuro si prevede per il Centro della Solidarietà e per i servizi di accompagnamento dei fratelli in condizione di povertà?

Nel territorio cittadino sono presenti tantissimi edifici in disuso (San Giovanni di Dio o all’ex caserma dell’Aeronautica di Monte Urpinu,) che potrebbero essere fin da subito una soluzione immediata sia rispetto all’accoglienza dei soggetti in condizione di fragilità che alla salvaguardia di una metodologia di lavoro e d’intervento sussidiaria e solidale.

Ci sentiamo ugualmente coinvolti nel trovare risposte adeguate e durature, perché il grado di crescita di una civiltà si misura anche attraverso la capacità che ha di interrogarsi sugli ultimi e di leggersi attraverso essi. Se quindi  la strada non è l’unica via abbiamo il compito di stimolare la comunità e la politica al fine di salvaguardare attività indispensabili, che costituisco una risposta strategica, non solo per i poveri, portatori di dignità e diritti costitutivi e ineliminabili, ma per l’intera città di Cagliari.

Marco Lai – Direttore Caritas diocesana

RIPRODUZIONE RISERVATA
© Copyright Il Portico