Rifugiati: un’improbabile e ingiusta scorciatoia

«Stiamo attenti: se l’Italia rinnega la sua storia e soprattutto i suoi valori civili e democratici, non c’è un’Italia di riserva».

Il cardinale Gualtiero Bassetti ha lanciato un avvertimento alla politica. Il linguaggio è «imbarbarito e arrogante», ha affermato l’Arcivescovo di Perugia introducendo lunedì scorso l’assemblea generale della Cei.

«Il rischio – ha denunciato il porporato – è di fare del migrante un «capro espiatorio» e della chiusura «un’improbabile quanto ingiusta scorciatoia» a forza di «soffiare sul fuoco delle divisioni e delle paure collettive».

Inoltre, «se si sbagliano i conti non c’è una banca di riserva che ci salverà», ha detto ancora Bassetti, che ha messo in guardia l’Europa: «Inutile commemorare, giustamente, la «Grande guerra», se poi Bruxelles, occupandosi solo di stabilità finanziaria, rischia di alimentare i nazionalismi».

Le dichiarazioni del cardinale arrivano a pochi giorni dai dati elaborati dal Centro Studi e Ricerche «Idos» 2018, dai quali emerge che l’Italia non è, né il Paese con il numero più alto di immigrati, né tanto meno quello che ospita più rifugiati e richiedenti asilo. Sono circa cinque milioni gli stranieri residenti nel nostro Paese.

Il dato colloca l’Italia dopo la Germania, che ne conta 9,2 milioni, e il Regno Unito, con 6,1 milioni, mentre supera di poco la Francia (4,6 milioni), seguita dalla Spagna (4,4).

Anche l’incidenza sulla popolazione complessiva, pari a l’8,5% (il dato è dell’Istat), risulta più bassa di quella della Germania (11,2%), Regno Unito (9,2%) e diversi altri Paesi più piccoli dell’Unione europea, dove i valori superano anche in maniera consistente il 10% (Cipro 16,4%, Austria 15,2%, Belgio 11,9% e Irlanda 11,8%).

L’incidenza più alta si registra nel Lussemburgo, dove gli stranieri sono quasi la metà di tutti i residenti (47,6%).

Papa Francesco, ricevendo i partecipanti al XV Capitolo generale degli Scalabrinani, ha ricordato loro che «i migranti costruiscono un Paese, hanno costruito l’Europa. Perché l’Europa non è nata così, l’Europa è stata fatta da tante ondate migratorie durante i secoli».

Tra i dati del fenomeno migratorio  appare significativo anche quello riguardante i minori in fuga. Secondo Caritas Italiana, Centro Astalli e Comunità Giovanni XXIII, che aderiscono al «Forum Faith Action for Children on the Move», la piattaforma inter-religiosa per i profughi minorenni, sono oltre 300mila i minori in fuga, senza una meta e vittime di violenze.

«Tra i circa 70 milioni di persone forzate a fuggire dalle proprie case o Paesi – scrive Luca Attanasio su “Vatican Insider” – a causa di guerre, regimi liberticidi, disastri ambientali nel mondo, oltre la metà (52%), sono bambini. Il numero di minorenni costretti a vivere in precaria esistenza, vagando per il pianeta in cerca di riparo, è in preoccupante aumento. Molti di loro seguono le famiglie esponendosi ai pericoli e alle incertezze drammatiche del viaggio da profughi.

All’interno di questa «nazione» di bambini in fuga, emerge però un dato sempre più allarmante – circa 300mila – di ragazzi e ragazze che procedono tra luoghi impervi, alla mercé di mafie e trafficanti senza pietà, attraversando mari e deserti, da soli».

Il fenomeno è di rilevanza planetaria: non c’è zona del globo dove le persone non siano in fuga. Le immagini di intere famiglie del Sud America che percorrono migliaia di chilometri per raggiungere gli Stati Uniti sono il segno evidente di uno squilibrio non più giustificabile.

In questa domenica si celebra la Giornata Mondiale del Povero, voluta dal Papa. Chi è costretto a lasciare la propria casa per sfuggire alle guerre, alla fame e alle violenze, è considerato il “nostro povero”.

Occorre sostenere, senza soluzione di continuità, queste persone, questi fratelli che ci sono stati affidati,  attraverso percorsi di integrazione e inclusione,  una realtà già in atto nella nostra Caritas Diocesana.

Roberto Comparetti

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