Rinneghi se stesso e prenda la sua croce XXII Domenica del Tempo ordinario anno A

violenze cristianeDal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.

Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.

Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?

Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

(Mt 16,21-27)

Da questo numero sarà padre Christian -M. Steiner, domenicano, docente all’Istituto di Scienze religiose e responsabile dell’Ufficio regionale di pastorale familiare, a commentare il Vangelo. A padre Piergiacomo Zanetti il grazie per il servizio offerto nei numeri pubblicati prima della pausa estiva.

 Commento a cura di Christian-M. Steiner

Pietro ha avuto un’illuminazione apostolica evangelica eccezionale: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!» (Mt 16, 17). Il Padre gli ha rivelato questo segreto del Figlio e perciò Gesù lo dichiara subito roccia beata della sua Chiesa. Ma il primo pronunciamento magistrale di Pietro – appena proclamato roccioso tanto da resistere agli inferi – è sconcertante: rimprovera Gesù e lo vuole distogliere dal suo «più specifico», dal mistero pasquale. Quando Pietro sente Gesù parlare della sua sofferenza e morte, nella sua mente viene cancellata l’appena ricevuta rivelazione dell’adesione a Gesù e si trasforma velocemente in traditore di Gesù. Sembra proprio un tratto della sequela evangelica di Pietro. L’evangelista che più sottolinea questo aspetto è Marco. Marco, secondo la tradizione, è stato il segretario di Pietro. Perciò la fonte di questa presentazione molto critica di Pietro, di questo miscuglio dei suoi entusiasmi e delle sue defezioni, sarebbe proprio lo stesso Pietro!

Lui sente «un fuoco ardente, trattenuto nelle sue ossa»  (Geremia 20) quando vede Gesù camminare sull’acqua e, subito, anche lui vuole mettere il suo piede su questo elemento instabile. Con la stessa velocità con cui si riscalda, si raffredda e affonda. Durante l’ultima cena confessa di fronte a tutti gli apostoli di voler dare la sua vita per Gesù. Qualche ora dopo lo rinnega tre volte «non pensava più a lui, non parlava più nel suo nome» perché Gesù è diventato, per lui, «causa di vergogna e di scherno» (Geremia 20). Ma quando i suoi occhi si ritroveranno di nuovo nello sguardo del Cristo piangerà amaramente. Pietro è sempre intenso. Gesù, il Padre, lo Spirito amano questa intensità pietrina come roccia ardente della Chiesa perché Gesù è venuto a gettare il fuoco sulla terra.

La conclusione giovannea del Vangelo, nella nuova traduzione liturgica, rende bene la relazione travagliata e ricca di Gesù con Pietro. Risorto, Gesù chiede due volte a Pietro: «Mi ami più di costoro?». Pietro risponde sempre con un modesto «Ti voglio bene», probabilmente ancora memore del flop pasquale. La terza volta Gesù aggiorna la sua domanda alle capacità pietrine del momento e gli chiede: «Mi vuoi più bene di costoro?». E Pietro, leggermente scocciato, risponde: «Signore tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene». Ma Gesù non si ferma a questo livello e aggiunge una profezia: «Quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi» (Giovanni 21). L’evangelista commenta che, in questo modo, Gesù gli ha rivelato la modalità della sua morte, vale a dire il martirio, espressione massima dell’amore per Cristo.

La tradizione evangelica, e con essa lo stesso Pietro, ci offrono dunque la vita e la figura della Roccia ecclesiale come illustrazione della modalità con la quale, recita la Colletta di questa domenica, «si sviluppi in noi il germe del bene e con l’aiuto divino maturi fino alla sua pienezza», attraverso entusiasmi mirabili e cadute rovinose in pieno stile pasquale.

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