Saldi: venerdì iniziano anche in Sardegna La spesa media per famiglia sarà 250 euro

saldiVenerdì 5 gennaio, iniziano ufficialmente i saldi in Sardegna. C’è chi però ha iniziato prima degli altri con promozioni anticipate «fuori da ogni controllo» e vendite online.

La denuncia è di Confesercenti Sardegna che segnala come, già dal 27 dicembre e in tanti casi prima di Natale, nella grande distribuzione sono stati proposti e continuano ad essere proposti sconti e saldi anticipati per abbigliamento, scarpe e accessori.

Per l’associazione si tratta di un danno per quanti rispettano le leggi. «La legge numero 5 sui saldi fa acqua da tutte le parti, ha un sistema sanzionatorio inadeguato – afferma Gian Battista Piana, direttore Confesercenti Sardegna. Da anni in assessorato giace una nostra proposta tesa a inasprire le sanzioni sino alla chiusura dell’esercizio in caso di reiterate violazioni in materia di promozioni e anticipazione dei saldi. In un periodo di grande incertezza economica, servono regole chiare».

Altro capitolo è rappresentato dalle vendite online e dalle aperture dei centri commerciali nei giorni festivi e nelle domeniche «che – secondo Roberto Bolognese, presidente Confesercenti Sardegna – remano contro i negozi di vicinato: non c’è il giusto equilibrio che dovrebbe essere garantito da chi le leggi le fa e dovrebbe farle applicare. Il piccolo esercente è solo e, nel rispettare le regole, non viene tutelato».

Alcune regole utili secondo la guida al consumatore.

Il prezzo: La prima cosa importante da verificare è che durante i saldi sia ben esposto il prezzo di vendita iniziale non scontato, la percentuale dello sconto e quindi il prezzo finale del prodotto.

Cambio della merce: in realtà, la merce acquistata in svendita si può sostituire secondo il decreto legislativo del 2002. Il capo difettoso si può cambiare se viene presentato alla cassa lo scontrino o la ricevuta fiscale della vendita dello stesso. Naturalmente il prodotto dev’essere nelle stesse condizioni di quando si è acquistato, altrimenti il negoziante viene gravato dei costi di riparazione dell’articolo. Il commerciante una volta ripreso l’articolo difettoso, può decidere se ripararlo o sostituirlo, se ridurre ulteriormente il prezzo o restituire il prezzo d’acquisto in contanti all’acquirente.

Attenzione alle etichette e ai cartellini: se non sono presenti o ben visibili e chiari sull’articolo in svendita, diffidate, dopotutto servono proprio per controllare il prezzo dell’articolo e quanto sconto viene fatto rispetto al costo iniziale, per questo devono esserci. Inoltre è importante controllare il materiale di cui è fatto il prodotto, quindi la composizione e la manutenzione dell’articolo stesso per non incorrere in potenziali danneggiamenti. Nel caso di un capo d’abbigliamento, per esempio, deve essere scritta la composizione, come va lavato e la stiratura.

Per quanto riguarda il pagamento di un capo in svendita, diffidate da chi obbliga solo a pagare in contanti. Infatti, se il punto vendita in periodi non sospetti accetta il pagamento tramite carta di credito o bancomat, deve dare questa possibilità anche durante le svendite. Il commerciante deve per forza accettare i pagamenti elettronici se espone all’interno del suo punto vendita gli adesivi che attestano la presenza di Pos e senza pretendere oneri in più dal consumatore.

La spesa media sarà di 250 euro a famiglia.

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