Scuola e famiglie insieme per una migliore preparazione Parla Francesco Feliziani, direttore scolastico regionale, alla vigilia dell'avvio delle lezioni. L'impegno dell'Ufficio per cercare di agevolare l'attività della scuola sarda

PADOVA 11/09/2006 ©MICHELA GOBBI APERTURA DELLE SCUOLE, TITO LIVIOUna scuola partecipata e condivisa è capace di dare risposte alle esigenze degli studenti. Ne è convinto il direttore scolastico regionale, Francesco Feliziani, secondo il quale, oltre ai problemi, ci sono esempi virtuosi. «Tra tante esperienze positive di cui potrei parlare, penso – afferma – a quanto ho visto a Elmas, all’istituto comprensivo “Monsignor Saba” dove la dirigenza, il corpo docenti, le famiglie, il parroco e l’amministrazione comunale hanno collaborato a diverse iniziative con protagonisti gli alunni. In questo modo tutti partecipano a un progetto condiviso».

Le ultime settimane sono state frenetiche per le assegnazioni delle cattedre.

In effetti abbiamo lavorato per cercare di arrivare per quanto è possibile a iniziare l’anno scolastico con la copertura di tutte le cattedre. Con le assegnazioni dei posti di ruolo e con le utilizzazioni e assegnazioni provvisorie abbiamo raggiunto un buon risultato. Restano da definire, in questi giorni, le supplenze da graduatorie provinciali e quelle dalle graduatorie di istituto, predisposte rispettivamente dagli Uffici scolastici provinciali e dai diversi dirigenti di istituto. L’auspicio è che si riesca a partire a pieno regime, anche se sappiamo che delle criticità ci saranno ma siamo pronti a lavorare per coprire eventuali buchi.

La Sardegna registra alti tassi di dispersione scolastica e accorpamenti di istituti. Come si inserisce il vostro lavoro in questo contesto?

È bene specificare che esistono due binari lungo i quali la scuola si muove: quello della Direzione scolastica regionale e quello della Regione Sardegna. A noi compete la gestione degli insegnanti, di tutto il personale e il coordinamento generale delle istituzioni scolastiche, in pratica tutto ciò che è il funzionamento delle scuole. Mentre alla Regione spettano le linee guida sulla rete degli istituti, la loro localizzazione e la tipologia di scuola da realizzare in una città o in un paese, sia esso liceo o istituto tecnico. Io sono originario di Amatrice e vivevo in una frazione. Il sindaco di quel tempo decise di acquistare degli scuolabus per permettere a noi, che vivevamo nelle frazioni, di poter arrivare in città e frequentare un unico istituto. Ringrazio quel sindaco, perché l’alternativa sarebbe stata quella della pluriclasse con 8-10 di noi e l’impossibilità di realizzare quello scambio con tanti alunni della scuola in città. Il confronto con più persone è decisamente più arricchente.

Per la dispersione scolastica cosa si può fare?

I progetti di contrasto messi in campo sono diversi, anche se l’abbandono scolastico risente di altri fattori come quelli sociali e della qualità dell’istruzione fornita, così come anche dalle prospettive occupazionali che il tessuto produttivo è in grado di assicurare ad uno studente. In questi anni la Regione e anche il Ministero hanno realizzato diversi progetti di recupero per gli studenti che hanno abbandonato la scuola. Si deve continuare a lavorare per bloccare l’emorragia di ragazzi dalla scuola.

Tra i recenti progetti messi in campo anche l’alternanza  scuola-lavoro

È un’opportunità che gli studenti hanno per poter prendere contatto con qualcosa che va oltre la vita scolastica. Sono oramai diversi i protocolli di intesa stipulati, come quelli con la diocesi di Cagliari, con Confindustria, con Legacoop, con le università di Cagliari e Sassari e con tante altre realtà, che stanno aiutando i ragazzi a prendere consapevolezza su cosa significhi il lavoro. Ci sono anche delle criticità, che ci devono spingere a migliorare, ma si sono aperte opportunità di dialogo tra scuola e mondo produttivo, due soggetti che fino a poco tempo fa viaggiavano su binari paralleli: prima si studiava e poi si prendeva confidenza con il mondo del lavoro, io stesso ho vissuto questo scollamento tra i due mondi. Oggi i ragazzi, soprattutto quelli dei licei che non erano abituati a una attività del genere, hanno l’opportunità di avvicinarsi al mondo del lavoro e capire come funziona.

La scuola resta comunque agenzia educativa.

Sì però da sola non può fare molto. Senza la compartecipazione delle famiglie, delle altre istituzioni come parrocchie, comuni e associazioni, diventa difficile e, come dicevo all’inizio, è necessario unire le forze per condividere un progetto. Solo così possiamo far crescere il ruolo educativo della scuola e anche degli altri soggetti.

Roberto Comparetti

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