Servizio Civile, la bellezza del dono agli altri Quattro giovani raccontano l'impegno in Caritas

Dedicare un anno al servizio degli altri. È la scelta del Servizio Civile che anche quest’anno ha portato centinaia di giovani a partecipare al bando.

Tra i diversi progetti anche quelli proposti dalla Caritas diocesana, che ha messo a disposizione i posti nei diversi servizi. «Per me – dice Angela Usai, laurea triennale in Scienze dell’educazione – la scelta del Servizio Civile è una naturale conseguenza degli studi che ho fatto. Ho voluto fare quel corso di laurea perché vorrei lavorare nel sociale: c’è la convinzione che l’educatrice lavori solo con i bambini. In realtà gli interventi educativi sono molto più ampi, come ad esempio il campo dell’immigrazione, che resta il mio sogno. Ho iniziato il mio servizio presso il centro d’ascolto per stranieri Kepos. Credo che sarà altamente formativa perché dopo tanti anni di studio posso mettere in pratica le nozioni acquisite e entrare in contatto con diverse persone e situazioni particolari. Da queste esperienza sarà importante capire cosa voglio dalla mia vita: se questa esperienza mi indicherà la strada da seguire oppure se dovrò cambiare».

La ricerca di senso della vita e di come il mondo funziona sta alla base della scelta di Giulia Picci, studentessa in Scienze Politiche di Quartu. «A questi due elementi – specifica Carmen – è necessario aggiungere il bisogno di superare gli stereotipi. Io ho iniziato il mio servizio nel centro di assistenza di via Po, dove ho visto con i miei occhi le persone che hanno grandi necessità. Spesso cerco di paragonarle alle mie che però sono poca cosa. In quel Centro tocchi con mano la vita reale delle persone. Ascolti le loro angosce, come già ho fatto in una casa di riposo, e cerchi di dare loro dei consigli. Quando si vivono situazioni di povertà, ci si sente soli e abbandonati, e spesso ti assale la vergogna a raccontare i propri problemi. Invece se trovi qualcuno che ti ascolta riesci forse a superare quel momento di difficoltà».

C’è chi invece è alla sua prima occasione di mettersi in gioco. «Non ho alle spalle esperienza di lavoro – afferma Marta Tocco – ma fin da piccola aspiravo a svolgere il Servizio Civile, perché uno spot pubblicitario che promuoveva il Servizio  mi aveva particolarmente colpito: protagonisti dei ragazzi disabili e alcuni giovani del Servizio. Quando poi è arrivata la possibilità di partecipare al bando di selezione non ci ho pensato due volte e ho presentato la domanda».

L’impegno di Marta sarà indirizzato nell’oratorio sant’Eulalia. «Un ambiente multiculturale – dice – che per è molto stimolante: sono attratta dalla lingue straniere, dalle culture differenti. Stare con i bambini mi fa ritornare in mente la mia infanzia, i miei giochi: la parte ludico – ricreativa del servizio è quella che più mi piace».

Uno dei servizi che maggiormente segnano i giovani è quello del centro d’ascolto Caritas di via sant’Ignazio. Qui d qualche settimana opera Fabrizio Campus, laurea in Lettere moderno. «Nel momento in cui stavo chiudendo il percorso di studi – afferma – ho capito di voler fare questo tipo di esperienza per una mia crescita personale, con uno sguardo però al mio presente, più che la futuro».

Ciò che colpisce anche Fabrizio, così come altri che hanno svolto il servizio al Centro d’ascolto è il rapporto che si crea con l’utenza. «Tocchi la realtà sociale più umile – conclude – quella che non appare nelle cronache, quasi si volesse nascondere queste persone. Invece occorre aiutarle, ascoltarle e offrire un luogo nel quale ci sia qualcuno capace di ricevere le loro istanze: non chiedono la luna ma semplicemente di vedere soddisfatti alcuni bisogni primari. È bello vedere il loro volto quando riusciamo a risolvere un problema, dai soldi per la bolletta a quelli per una bombola di gas».

Roberto Comparetti

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