«Signore, signore aprici». Egli rispose: «Non vi conosco» XXXII DOMENICA DEL T. O (ANNO A)

VangeloDal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:

«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.

A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.

Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.

Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

(Mt 25,1-13)

Commento a cura di Franco Puddu

Nel quinto e ultimo discorso del Vangelo di Matteo, la parabola delle dieci vergini è una esemplificazione dell’atteggiamento di vigilanza paziente che i primi cristiani hanno maturato riguardo al ritorno del Signore e che rimane significativo per tutti i discepoli che credono e sperano che la storia avrà una conclusione e manifesterà in tutta la sua pienezza la gloria di Gesù. Appare però nascosta nei tempi e nei modi al tempo del pellegrinaggio terreno della Chiesa. Solo la fede e la vigilanza operativa, fatta di attesa e di impegno, rassicurano il credente riguardo alla vittoria finale di Dio.

Precede la parabola odierna, nel primo Vangelo, alcuni esempi che illustrano l’annuncio principale, che ricorre più volte: «Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà» (Mt 24,42). La malvagia trascuratezza di Dio da parte degli uomini al tempo di Noè condannata dal diluvio universale improvviso, l’imprevedibilità dell’azione fulminea del ladro, l’oculata amministrazione del servo che gestisce saggiamente i beni in attesa del ritorno del padrone: la falsa percezione della lontananza del Signore può distendere l’attenzione del discepolo, innestando atteggiamenti di accidia e fatale disimpegno.

La parabola delle dieci vergini intende rispondere alla domanda sul ritardo della venuta del Signore, che i primi cristiani pensavano prossima al loro tempo. Essa invita a non profittare del ritardo dilazionato crogiolandosi nella vita insensata fatta di consumi, disimpegno e pigrizia, sonnolenza e mediocrità della vita, né a rimanere delusi, senza «educarsi» ad avere la pazienza di attendere a lungo il suo ritorno. La saggezza delle vergini intelligenti è stata prevedere con oculatezza il possibile ritardo dello sposo.

La vigilanza e la sobrietà della vita sono gli atteggiamenti fondamentali del cristiano che vive ogni giorno come se fosse l’ultimo, in costante prossimità della massima espressione del Regno di Dio: «il Regno dei cieli è vicino» (Mt 4,17). Non è questione di oggi o domani, del ritorno del Signore, prossimo o dilazionato, che rende significativo il tempo nel quale viviamo. Nell’impegno e nell’operosità tutto il tempo della Chiesa e del cristiano è ricco di possibilità di salvezza. La vigilanza paziente permea tutte le attività dell’uomo, in tutte le condizioni di vita e particolari vocazioni, professioni e responsabilità, in tutti gli ambiti religiosi e laici. Una buona programmazione sa raggiungere le mete e gli obiettivi se li mette in relazione all’analisi delle risorse e dei limiti e percorre, per intero, l’itinerario con attenta valutazione di tutte le fasi della progettazione e della verifica.

Le incombenze della vita pastorale delle nostre comunità cristiane e gli itinerari spirituali personali non si vivono alla giornata nella semplice attesa del tempo che scorre, consumando olio inutilmente, per dirla con le vergini stolte. Il tempo che ci viene donato da Dio è la principale risorsa che dobbiamo saper riempire di opere del Regno.

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