Soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo» Domenica di Pentecoste (Anno A)

Dal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

(Gv 20,19-23)

Commento a cura di Davide Meloni

La solennità della Pentecoste chiude il tempo di Pasqua e allo stesso tempo celebra un nuovo inizio.

Il dono dello Spirito segna infatti una nuova tappa nella storia della salvezza e, se vogliamo usare un’espressione che ci è diventata familiare, inaugura una sorta di «fase 2» della presenza di Cristo nel mondo.

Anche l’inizio della vita pubblica era stata segnata dal dono dello Spirito Santo, quando con il battesimo di Giovanni Gesù riceve in pienezza lo Spirito.

La cosa può sembrare strana, perché chiaramente non possiamo dire che prima del battesimo Gesù non avesse lo Spirito.

Ma è anche corretto ritenere che con il battesimo accada per lui una nuova esperienza dello Spirito che lo porterà ad iniziare il suo ministero pubblico.

Qualcosa di analogo accade il giorno di Pentecoste, che segna un nuovo inizio per la vita della Chiesa e per la creazione intera.

A volte ci siamo sentiti dire addirittura che la Chiesa nasce il giorno di Pentecoste, e sebbene sia un po’ azzardato cercare di stabilire il momento esatto in cui sorge la Chiesa, possiamo anche riconoscere che un’affermazione di questo tipo non sia completamente priva di senso.

È a partire dalla Pentecoste infatti che i discepoli di Gesù sapranno superare le loro paure e iniziare ad annunciare il Vangelo «a ogni creatura».

Le letture di oggi ci conducono dentro il significato più profondo di questo nuovo inizio.

Anzitutto il Vangelo, che ci mostra gli apostoli ancora rintanati in un luogo chiuso, segno di una chiusura più profonda e di una durezza di cuore che li teneva imprigionati e incapaci di agire.

Gesù appare a loro e, dopo aver mostrato le mani e il fianco, annuncia il dono dello Spirito e li manda verso il mondo, proprio come il Padre ha mandato lui.

In questo modo Gesù dice l’identità del cristiano di tutti i tempi: non qualcuno chiamato semplicemente a credere ad un pacchetto di verità di fede e a osservare diligentemente un nutrito elenco di norme morali così da salvarsi l’anima – a questo tante volte è stato ridotto l’essere un buon cristiano – ma qualcuno che, reso membro vivo del popolo sacerdotale attraverso il dono dello Spirito, trova la sua identità più profonda nel suo essere mandato da Cristo ad annunciare al mondo il Vangelo.

Per capire meglio il significato della solennità di Pentecoste occorre affiancare al Vangelo il racconto degli Atti proposto come prima lettura.

Si dice che agli apostoli riuniti in preghiera «apparvero lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo».

L’esito è che gli apostoli diventano capaci di esprimersi in altre lingue, cioè di parlare ed annunciare il Vangelo proprio a tutti.

Non è appena un fatto prodigioso, un miracolo inspiegabile.

È un’indicazione del senso più vero dell’opera di Cristo e della sua Chiesa: quello di essere segno e strumento non solo di intima unione con Dio ma anche, come dice la «Lumen Gentium», di unità di tutto il genere umano.

Viene in mente l’episodio della Torre di Babele, quando Dio reagisce alla smisurata superbia degli uomini confondendo le lingue e impedendo loro di comunicare.

Qui avviene proprio il contrario: comincia a crollare quel muro di separazione che ci rende estranei e nemici.

Entrambi i passi della Scrittura sembrano continuare ad indicare quale sia il progetto di Dio per il mondo, progetto in cui come Chiesa siamo chiamati ad entrare con tutto il cuore: ricapitolare ogni cosa in Cristo, fare di tutta l’umanità una sola famiglia in Cristo, coinvolgere tutta la creazione nella vita nuova di Dio.

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