Il sogno di un giovane sarto del Gambia La storia di Omar ospite della Comunità «Oasi san Vincenzo»

Si chiama Omar Ceesay, è del Gambia ed è arrivato in Sardegna nel giugno del 2016, all’età di 15 anni, dopo aver viaggiato per due mesi, lasciando nel paese africano la famiglia.

Ha attraversato il Senegal, il deserto tra Mali, Burkina Faso e Libia.

Poi il viaggio su un barcone verso l’Europa, con il salvataggio in mare e la destinazione: Cagliari e la sistemazione nella comunità  «Oasi san Vincenzo» sul litorale di Quartu. «Qui – racconta Omar – sono stato aiutato a coltivare la mia passione per il cucito e la sartoria che avevo appreso seguendo il lavoro di mia madre. Ho frequentato un apposito corso a Cagliari e l’Oasi ha messo a disposizione una macchina professionale per cucire, con la quale ho realizzato le mie creazioni, sperando che la mia passione possa trasformarsi nel lavoro del mio futuro qui in Italia».

Per ora il lavoro di Omar è stato presentato in una serata di moda e musica, nella quale si sono esibiti gli allievi di Gabriella Cambarau, accompagnati dal chitarrista Mariano Cogoni.

Una serata nella quale la comunità di accoglienza ha vissuto un momento di festa e di condivisione, confermando così la sua vocazione di luogo nel quale i minori e le persone più deboli trovano spazio per esprimere il meglio di sé.

Nata a metà degli anni ’80 del secolo scorso la comunità «Oasi di san Vincenzo» ha in suor Anna Cogoni e nel compianto padre Sergio Visca, i pilastri sui quali i volontari e collaboratori hanno costruito negli anni una realtà capace di dare risposte ai bisogni dei più giovani in condizione di fragilità. Il primo obiettivo della Comunità è stato quello di accogliere ragazzi in abbandono scolastico e con problemi familiari. Nel tempo la Comunità ha accolto oltre duecento minori ai quali ha offerto una valida alternativa alla strada.

Oggi nella struttura di Terramala ci sono anche migranti, giovanissimi come Omar che hanno trovato nella Comunità un luogo dove poter ridare speranza alla loro vita.

La sfilata di moda, nella quale sono stati presentati i capi lavorati dal giovanissimo ragazzo del Gambia, è il segno che davvero è possibile offrire nuove prospettive a chi cerca fortuna a casa nostra. Il modo migliore per rispondere  alle calunnie che in troppi diffondono su queste persone, la cui unica colpa è di aver abbandonato la loro casa per cercare un’alternativa, viste le condizioni decisamente precarie nelle quali evidentemente si trovavano a vivere.

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