Sostegno ai poveri nel ricordo di Fra Lorenzo Attiva in città una associazione che porta il nome del frate cappuccino

Luigia Lobina è la presidente dell’associazione «Amici di Fra Lorenzo», nel ricordo del compianto frate cappuccino al quale è legata la tradizione del presepe animato, che ancora in questi giorni è meta di tanti visitatori nel convento di viale sant’Ignazio.

«La nostra – dice – è un’associazione fondata da fra Lorenzo, la cui eredità sono i poveri. Cerchiamo di seguire il Vangelo e anche se lui non voleva mai usare il termine “povero“, li chiamava prediletti, come dovremmo fare noi». «Conosciamo – dice ancora Luigia – e accogliamo le famiglie. Queste persone, anche se hanno una famiglia d’origine, in noi trovano l’ascolto, un consiglio. Il nostro obiettivo è farle uscire da queste situazioni, magari indirizzandoli al lavoro».

Si tratta di volontari che non hanno alcun tipo di supporto.

«Ci organizziamo in turni – specifica la presidente. Due giorni l’abbigliamento e due giorni i viveri, poi un giorno facciamo l’ascolto. Abbiamo la psicologa e la consulenza legale, entrambe seguite da volontari. Abbiamo anche la convenzione con il tribunale per i lavori di pubblica utilità».

Sul frate del quale l’associazione ha il nome Luigia ricorda il carattere. «Era una persona retta, equilibrata. E in quarant’anni di conoscenza, io non l’ho mai visto frettoloso, né scostante, o che non accogliesse con quella carità e amore che non erano umane. Accoglieva tutti allo stesso modo, e questa è una virtù, un dono. C’erano sempre tantissime persone che andavano a trovarlo: entravano con un volto, e uscivano con il volto della speranza e della fiducia».

Il locale dell’associazione, in via Barone Rossi, non è enorme, ma è molto ben organizzato: «C’è l’abbigliamento, ci sono i pacchi spesa standard con circa 20-30 euro di viveri a famiglia. In tutta la Sardegna sono quasi 400 famiglie le famiglie assistite». «Io – sottolinea – non mando via nessuno. Anche le persone che conosco e so che “ci marciano”». Fra Lorenzo ricordava che non si può assolutamente giudicare: chiunque bussa alla porta, va accolto. «Ai volontari ricordo che ciò che fanno lo devono fare bene. Perché quel bene ci dà la gioia di fare e che se non abbiamo speranza non possiamo trasmetterla alle famiglie, gravate da un pesante carico umano».

Nell’associazione operano tante persone tra le quali anche un dottoressa a disposizione per visitare una giovane che si è rivolta all’associazione: un altro miracolo nel nome di Fra Lorenzo.

Marco Scano

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