Verità, professionalità e rispetto dell’uomo

editorialeLo scorso 20 novembre è stata pubblicata la lettera “Misericordia et misera” di papa Francesco a chiusura dell’Anno Santo. All’indomani sono sorte polemiche e discussioni su quella parte del testo relativa alla facoltà di assoluzione per il peccato di aborto.

Per alcuni giorni il tema ha tenuto banco su tutti i media non solo italiani ma mondiali. Abbiamo scelto di rimanerne fuori e di parlane ora ora a bocce ferme e a mente fredda, al netto delle polemiche che ne sono seguite, lontano da una «battaglia» che ha di fatto concorso a rendere meno comprensibile quanto il Papa ha voluto indicare in quel documento. Abbiamo chiesto a un docente di bioetica di spiegare i termini della questione, affiancando una lettura ragionata del testo del Pontefice.

Ci sembra il modo più appropriato per capire, ad esempio, che il documento del Papa non sminuisce il senso del peccato (come qualcuno ha voluto forzatamente leggere tra le righe di quel testo). Il documento non inficia la volontà dei medici obiettori rispetto al delicato tema dell’interruzione volontaria di gravidanza, come qualche rappresentante delle istituzioni a scritto su Twitter, né tanto meno il testo di fine Giubileo allarga le maglie tra Misericordia e Giustizia.

A proposito di questo ultimo aspetto Francesco ha chiarito, nell’intervista rilasciata ai direttori di TV 2000 e Radio in Blu, Paolo Ruffini e Lucio Brunelli, come Misericordia e Giustizia siano termini inscindibili. «Misericordia e giustizia non si possono separare: è una cosa sola – ha detto il Papa. Dopo il sermone della montagna, nella versione di Luca – ha proseguito il Pontefice – viene il sermone della pianura. E come finisce? Siate misericordiosi come il Padre. Non dice: siate giusti come il Padre. Ma è lo stesso! Giustizia e misericordia in Dio sono una sola cosa. La misericordia è giusta e la giustizia è misericordiosa. E non si possono separare. E quando Gesù perdona Zaccheo e va a pranzo con i peccatori, perdona la Maddalena, perdona l’adultera, perdona la Samaritana, cosa è, un manica-larga? No. Fa la giustizia di Dio, che è misericordiosa».

Cosi stanno le cose e chi ha voluto leggere altro ha, come al solito, interpretato a modo suo il pensiero del Papa.

Lo ha ricordato il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, alla XVIII Assemblea della Federazione Italiana dei Settimanali cattolici, citando i tre criteri guida per i giornalisti, elencati da Francesco ai rappresentanti dell’ordine ricevuti in udienza: amare la verità, vivere con professionalità, rispettare la dignità umana. «È fondamentale – ha detto Galatino – non sostituire la verità con l’opinione, un’attitudine che molte volte caratterizza il mondo dell’informazione. Basta guardare – ha specificato il Segretario delle Cei – quello che è stato scritto e detto su “Misericordia et misera” per renderci conto di quanto siamo distanti dalla verità».

L’indicazione è chiara: solo seguendo questa strada chi fa comunicazione potrà rendere un concreto servizio a chi legge un giornale o segue un servizio radiotelevisivo. Solo allora gli operatori dei media saranno credibili, perché capaci di interrogare la storia, non secondo una logica individualista o di tornaconto personale, ma come professionisti al servizio della verità.

In caso contrario continuerà a crescere la disaffezione della gente verso i prodotti editoriali percepiti come non più utili.

Roberto Comparetti

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