Io vi battezzo con acqua egli in Spirito Santo e fuoco III Domenica del Tempo d'Avvento (Anno C)

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».

Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».

Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo. 

(Lc 3,10-18)

Commento a cura di Matteo Vinti

«Che cosa dobbiamo fare?», chiedono in tanti a Giovanni il Battista. Glielo chiedono «le folle», «i pubblicani», «alcuni soldati». Glielo chiedono in tanti, e per tutti Giovanni ha anzitutto una parola di sobrietà e di povertà da offrire: di non avere vestiti superflui, di dar da mangiare a chi non ne ha, di non esigere più del dovuto e del lecito, di non estorcere nulla, di accontentarsi della propria paga…

Sono esortazioni che valgono certo tutt’oggi, anzi forse ancora di più oggi – anche se la brama di avere e avere e avere possiede l’uomo da tempi immemori. E ci fanno conoscere qualcosa dell’anima di questo giovane che, vestito di peli di cammello e nutrito di insetti e miele selvatico, in un deserto affatto privo di comodità, cerca Dio e vuole che lo si cerchi.

E certamente avere e avere e avere – perché tutti sappiamo quanto ci possiede la vita quello che abbiamo o quello che vorremmo – distrae dall’ascolto di Dio. Se credi di avere già tutto, a che ti serve il Dono di Lui? Se sei preoccupato dal domani, come vivrai l’oggi? Se riponi la tua fiducia nella tua previdenza economica, come confiderai nella provvidenza del Padre?

Però l’accento di Giovanni, ammettiamolo, non è l’accento di Gesù. La sapienza di Giovanni è una grande e alta sapienza morale; ma non è nuova. È una sapienza non distante da quella dei suoi predecessori profeti, di Amos o di Isaia; o da quella dei suoi “colleghi” pagani, di quel Virgilio ad esempio che deplora l’«esecranda fame dell’oro che governa l’appetito dei mortali». Tutte considerazioni moralmente giuste, ragionevoli, ma al di qua della piena rivelazione di Dio in Gesù Cristo.

Non che Giovanni non sapesse di essere solo un al di qua. Verrà infatti – lo annuncia lui stesso – uno più forte di lui, a cui lui non si reputa degno di slegare i lacci dei sandali; uno che non battezza con l’acqua per cancellare i peccati, ma col fuoco dello Spirito Santo. Col fuoco, già… Allo zelo del profeta l’immagine piace: egli annuncia un Cristo che «brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile», che mieterà il buon frumento e lo riporrà nel suo granaio, ma di chi non è che paglia farà covoni e falò.

Giovanni minaccia il fuoco, chiamando a conversione. Ecco il suo al di qua. Ma il Cristo che verrà sarà al di là delle sue previsioni e delle sue profezie. A quel «popolo in attesa», Gesù non porterà il fuoco distruttore e purificatore: porterà il fuoco dello Spirito Santo, dell’amore di Dio per i peccatori. Porterà il fuoco della sua passione per il Padre, e quella del Padre per tutti quei peccatori che nelle rive del Giordano si affollano: in quelle acque lui entrerà per identificarsi con loro, per mostrare la predilezione che Dio ha per ognuno di loro. E non si preoccuperà certo di chi sia o meno degno di slegargli i sandali: lui slegherà i sandali altrui, e laverà i piedi di quegli amici che ama e per cui darà la vita.

E quel Giovanni che l’ha preannunciato ne rimarrà attonito e stupito, quando dal carcere manderà a domandare a Gesù se sia lui colui che deve venire; e si convertirà lui stesso, Giovanni, vedendo che il Cristo è davvero l’eterna novità del Dio che salva il suo popolo, che rende grande il più piccolo nel suo regno.

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