Zaccheo scendi subito, devo fermarmi a casa tua XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là.

Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».

Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».

Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

(Lc 14, 25-33)

Da questo numero sarà don Diego Zanda, vice direttore del College sant’Efisio, a commentare il Vangelo. Il grazie a don Emanuele Meconcelli per il servizio reso nelle ultime settimane.

 Commento a cura di Diego Zanda

Ci sono incontri che lasciano indifferenti e ci sono incontri che cambiano la vita. La storia di Zaccheo è la storia di un incontro che stravolge l’esistenza.

È la storia di un uomo a cui – secondo i dettami della logica del mondo tutt’oggi predominante – non manca niente. Zaccheo ha tutto: potere, successo e soldi. Egli, infatti, non è soltanto uno dei pubblicani (odiatissimi dal popolo perché, pur giudei, riscuotevano le tasse per i dominatori romani); egli ne è il capo. Zaccheo ha ottenuto e conquistato tutto quello che poteva conseguire nel suo status.

Eppure nella vita di quest’uomo manca qualcosa. Un qualcosa che neppure l’enorme potere, l’affermazione personale e la grande ricchezza sono riusciti a colmare.

A Zaccheo manca l’essenziale. Ed egli, non pago, cerca, cerca in continuazione.

Alla notizia dell’ingresso di Gesù a Gerico intuisce che c’è qualcosa di grande; intuisce che c’è qualcuno che possa dare risposta al suo desiderio e cerca in tutti i modi di vederlo.

Zaccheo vuole capire chi sia Gesù, vuole capire se quel Gesù che tutti acclamano e dietro al quale tutti vanno, possa essere anche per lui un segno di salvezza.

Nell’incontro del suo sguardo con lo sguardo di Cristo Zaccheo scopre il Vangelo stesso: cercava e viene invece trovato. La Lieta Notizia si condensa in questo assunto: Dio è alla ricerca del cuore dell’uomo, Dio è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto.

La storia di Zaccheo è così la storia dell’incontro di due affannose ricerche: quella dell’uomo, che, perduto, si guarda intorno alla disperata ricerca di aiuto, e quella di Dio che va incontro alla sua creatura amata smarrita. Una immagine di facile aiuto potrebbe essere la scena di una madre che perde il proprio figlio al supermercato.

L’angoscia di quella mamma è la stessa angoscia di Dio, che si placa e si quieta soltanto dopo aver ritrovato e riabbracciato il suo figlioletto perduto.

Tutto il Vangelo è la storia di questo incontro. E come Dio è sceso dal cielo per andare alla ricerca dell’uomo perduto, così anche Zaccheo viene invitato da Gesù a scendere dall’altezza in cui era solito collocarsi, per scoprire che proprio nella propria limitatezza, nella propria piccolezza, e perfino nel proprio peccato si fa l’esperienza di un Dio che appaga, che sazia, di un Dio che riempie il vuoto dell’esistenza e che con la sua misericordia permette di essere chi siamo davvero.

Zaccheo per Gesù non è un pubblicano, non è un peccatore: egli è un figlio di Adamo, chiamato per nome, amato e salvato per quello che è. Zaccheo entra così in una nuova vita.

Il rischio che noi cristiani corriamo è quello della folla senza nome: camminare dietro a Gesù, farne esperienza quotidianamente, e non essere interpellati dalla Sua presenza. Il rischio è che l’incontro con Cristo ci lasci totalmente indifferenti, che sia un incontro come tanti altri durante la giornata. Il dramma è presto detto: continuare a vivere la nostra vita e non riuscire ad entrare nella vita nuova di Cristo.

La vita nuova la trovi soltanto se la cerchi, soltanto se la desideri con tutto il cuore. E cerchi se ti manca qualcosa, se non basti a te stesso, se sei di «bassa statura». Solo riconoscendoti piccolo e povero puoi fare l’esperienza di un Dio che oggi ti cerca e ti salva.

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