Come è consuetudine, ormai da anni, a fine agosto, si è tenuto a Casa Betania (Bultei), l’incontro regionale delle famiglie promosso dalla Conferenza episcopale sarda, Commissione regionale per la Pastorale della Famiglia.
«Amoris laetitia: papa Francesco scrive alla mia famiglia» è il tema del percorso triennale proposto alle famiglie in Sardegna. Nell’incontro di Bultei sono stati presentati i primi tre capitoli.
La lettera è talmente ricca di suggerimenti e di sapienza coniugale e familiare che merita di essere letta e, come dice lo stesso Autore, «non va letta tutta d’un fiato», ma un po’ alla volta in base alle esigenze personali o alle singole situazioni.
Una cosa è certa: l’Esortazione apostolica è un invito a fermarsi e a riflettere mettendo in gioco la propria storia d’amore. Il Papa vuole sottolineare come l’amore di Dio illumina le nostre storie d’amore e come l’amore umano può essere illuminato dal Vangelo e diventare buona notizia per tutti. Papa Francesco non ha un modello di famiglia ideale da proporre, ma guarda dentro le famiglie nel loro vivere quotidiano per coglierne luci e ombre, fatiche e gioie, mettendo in evidenza l’importanza della famiglia come «consortio» naturale fondato sull’amore. Ed è la qualità dell’amore, come descritto nel quarto capitolo, che rende amabile la famiglia.
Perciò, quando parla dei problemi della famiglia, lo fa con uno sguardo di tenerezza e invita ciascuno di noi a usare misericordia in tutte quelle situazioni di fallimento o di indecisione e pericolo per la stabilità affettiva ed emotiva.
Dobbiamo anche noi sposi imparare a raccontare la bellezza di essere famiglia, senza essere banali o raccontare favole. La famiglia si muove in un contesto ampio, ma sempre troppo stretto, e, per questo è facile farsi male. È un luogo dove vengono a galla i limiti e i problemi di tutti, eppure la famiglia è il luogo dove la differenza non produce disuguaglianza o sottomissione, ma cura e tenerezza: il più grande aiuta il più piccolo e, insieme, si cresce.
La famiglia è un progetto sempre in costruzione, ma è anche «un ospedale da campo» dove il problema del singolo diventa il problema di tutti, dove l’altro è diverso, ma non estraneo: è la parte di me di cui mi prendo cura. Questo significa precarietà e insieme rifugio, accoglienza, gratuità, dono, speranza nel futuro.
La famiglia ha, al suo interno, risorse insperate per far fronte alle difficoltà: precarietà, incertezze, tensioni stimolano la progettualità se ci lasciamo guidare dalla logica dell’amore e, come dice il Papa, «dalla gioia dell’amore» a cui ogni essere umano tende e di cui si nutre.
Teresa e Costantino Concu
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