Grande festa oggi per la diocesi.
Dopo la notizia stamani della nomina di don Mario Farci a vescovo di Iglesias, in serata tre giovani sono entrati a far parte del clero diocesano.
I tre sacerdoti
Andrea Pelgreffi, Matteo Mocci e Claudio Pireddu hanno detto il loro «Sì» a Dio, consacrando la loro vita al ministero sacerdotale.
Per i tre esperienze di vita differenti. Per Don Andrea, 40 anni, il sacerdozio è un’opportunità per vivere «come uomo in mezzo alla gente», mentre don Matteo, 34 anni, ricorda come nel percorso formativo al sacerdozio sia stato fondamentale il sostegno della famiglia e della comunità. Don Claudio, il più giovane dei tre, 27 anni, evidenzia invece l’importanza delle Gmg nel percorso vocazionale.
La Messa
Tre storie intrecciaesi nel corso della Messa in una affollata basilica di Bonaria, dove monsignor Baturi ha presieduto l’Eucaristia, concelebrata da numerosi sacerdoti e religiosi.
La chiamata da parte di monsignor Baturi e la risposta di ciascuno con quel «Eccomi», sono risuonate nella Basilica prima dell’omelia dell’Arcivescovo.
L’omelia
Nella sua riflessione Baturi ha invitato i novelli sacerdoti e il nuovo vescovo di Iglesias, monsignor Farci, presente alla celebrazione, a «farsi vicino al cuore degli uomini». «Benedetto XVI, in occasione della conclusione dell’anno sacerdotale 2009/2010 – ha ricordato Baturi – affermava: “Dio si serve di un povero uomo al fine di essere, attraverso lui, presente per gli uomini e di agire in loro favore. Questa audacia di Dio, che ad esseri umani affida se stesso; che, pur conoscendo le nostre debolezze, ritiene degli uomini capaci di agire e di essere presenti in vece sua – questa audacia di Dio è la cosa veramente grande che si nasconde nella parola ‘sacerdozio’”». «Carissimi fratelli e figli – ha auspicato l’Arcivescovo – questa audacia merita la devozione del nostro stupore e anche del nostro timore, mai (sarebbe un gravissimo peccato) la violenza di una nostra pretesa o la presunzione di un potere».
L’Arcivescovo ha anche indicato la strada. «La nostra vita, caro fratello vescovo e cari figli – ha sottolineato Baturi – deve consumarsi come una candela per far vedere al mondo la presenza di Cristo. A ogni passo della nostra vicenda, cari amici, fratelli e figli, e soprattutto in quelli più importanti, si rinnova la nostra adorazione a Cristo Gesù, alla testimonianza del quale prestiamo la nostra fede: “Io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!” (Ap 1,8)».
«È questa origine, è questo compimento – ha proseguito – che riscatta il cosmo e la storia dal destino della morte e consente a noi di sperare la vita eterna, la felicità piena».
Ha poi aggiunto: «Perpetuare l’opera di Cristo! È la missione anche dei presbiteri, secondo il medesimo Concilio: “Cristo, per continuare a realizzare incessantemente questa stessa volontà del Padre nel mondo per mezzo della Chiesa, opera attraverso i suoi ministri” (PO 14)».
«Attraverso le parole e i gesti e la nostra stessa esistenza di ministri, pur dentro il dolore dei nostri limiti e condizionamenti umani, – ha detto ancora – Cristo continua a operare, e non si stanca di incontrare gli uomini per perdonarli, per correggerli, per insegnare, per amarli e guidarli alla vita e alla verità. Cristo allora, cari giovani, è il principio di unità di ogni vostra azione e pensiero».
I riti
All’omelia sono seguiti i riti dell’ordinazione con l’impegno degli eletti, il canto delle Litanie dei Santi, l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione, la vestizione degli abiti sacerdotali, l’unzione crismale, la consegna del pane e del vino e l’abbraccio di pace, dopo il quale è poi proseguita la celebrazione, alla cui conclusione un lungo applauso ha accompagnato i celebranti in sacrestia.
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