Culle vuote: gli italiani sono destinati all’estinzione? I dati Istat certificano l'inverno demografico

culle vuoteLe culle vuote sempre di più mostrano come la famiglia sia in sofferenza nel nostro Paese. Lo scorso luglio alla Summer School di dottrina sociale di Cagliari, il presidente del Forum nazionale delle Famiglie, Gigi Di Palo, in riferimento al continuo calo di nascite, che interessa da troppo tempo la Sardegna, aveva detto che i sardi rischiano l’estinzione.

Nei giorni scorsi però il nuovo rapporto Istat sul bilancio demografico ha mostrato che il problema non interessa solo la nostra Isola ma che i terribili numeri sardi sono ora patrimonio dell’intero Paese. La popolazione residente al 1 gennaio 2018 è scesa a 60 milioni 494mila, con una diminuzione di centomila persone (-1,6 per mille) rispetto all’anno precedente. Inoltre nel 2017 si è registrato un nuovo minimo storico per le nascite, che hanno toccato il picco del -2% rispetto al 2016 con solo 464mila nuovi nati. I decessi sono stati invece 647mila, 31mila in più del 2016 (+5,1%). Il saldo naturale della popolazione nel 2017 è dunque negativo (-183mila) e registra un nuovo minimo storico.

Quindi diminuisce il numero bambini e cresce quello degli anziani. Quanto ai flussi da e verso l’Italia i dati registrano un incremento di stranieri in arrivo e una diminuzione di italiani che lasciano il nostro Paese. Nel 2017 il saldo migratorio con l’estero, positivo per 184mila unità, registra un incremento sul 2016, quando fu pari a +144mila unità. Aumentano le immigrazioni, pari a 337mila persone (+12%) mentre diminuiscono le emigrazioni, 153mila (-2,6%). L’Italia è uscita dalla fase di diminuzione che aveva contraddistinto la dinamica migratoria durante la crisi segnando nel 2017 il più elevato numero di ingressi dell’ultimo quinquennio.

Fin qui i dati dietro i quali però ci sono le persone, le famiglie, che alla fine sono quelle che tutti i giorni cercano di far quadrare i conti, visto che nessuno o quasi pensa a loro.

In piena campagna elettorale, sempre più simile a un tragico reality show, dove si  promette l’irrealizzabile, non si è fatto alcun riferimento a una proposta concreta e sostenibile, capace di invertire la tendenza. Eppure chi si occupa di famiglia, come il Forum, alcune indicazioni le ha date, come il fattore famiglia. Senza andare molto lontano al di là delle Alpi i cugini francesi hanno politiche di tutela della famiglia con il sostegno alla genitorialità. Da noi, invece, i figli continuano a essere solo ed esclusivamente sulle spalle dei genitori e, quando sono più di due, far quadrare i conti non è facile. A ciò si aggiungono i dati forniti dall’Ispettorato nazionale del lavoro secondo i quali tra le donne che si sono licenziate nel nostro Paese, 24.618 hanno specificato motivazioni legate alla difficoltà di assistere il bambino e di conciliare la vita da mamma con il lavoro. Dai dati emerge chiaramente che meno guadagni più sei sola e forzata, in un certo qual modo, a dimetterti. Tra operaie e impiegate si arriva a 28.102 convalide, mentre quelle di dirigenti e quadri sono state 680. Con uno stipendio che a stento raggiunge i mille euro diventa impossibile: almeno 500 euro vanno via tra baby sitter e nido e dai 500 che avanzano bisogna ancora sottrarre costi base come pannolini e prodotti per l’igiene. Sono in molte a pensare che non valga la pena stare almeno 7 ore lontano da casa per guadagnare così poco e non dedicarsi al figlio. Una triste realtà che tante donne hanno sperimentato. Una condizione di precarietà voluta e per la quale non si intravvede una possibile soluzione.

Roberto Comparetti

RIPRODUZIONE RISERVATA
© Copyright Il Portico