Dare un governo all’Italia. Con questo obiettivo il presidente Mattarella ha svolto la scorsa settimana un primo giro di consultazioni con i presidenti delle Camere e i rappresentanti delle varie forze politiche.
L’urgenza è quella di verificare l’esistenza di una maggioranza in grado di sostenere un nuovo esecutivo.
Per decifrare questa fase politica è indispensabile uscire dal clima di perenne campagna elettorale che caratterizza molte delle dichiarazioni dei leader di partito e fare alcune considerazioni basate sul semplice realismo.
Nessuna delle forze in campo il 4 marzo può rivendicare il diritto assoluto di governare, per il semplice fatto che occorre avere la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento, come prevede l’articolo 94 della Costituzione.
Il 4 marzo due schieramenti hanno certamente ottenuto una vittoria, per così dire, «politica»: il centrodestra, con la coalizione che ha unito Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, e il Movimento 5 Stelle.
È altrettanto evidente anche la sconfitta del Partito Democratico, protagonista dei governi di larghe intese della passata legislatura, in un turno elettorale caratterizzato dall’avanzata delle forze più ostili alla sua azione politica.
Data questa situazione, come ha fatto notare Mattarella nella sua dichiarazione al termine delle consultazioni, l’unica via d’uscita è che «vi siano delle intese tra più parti politiche per formare una coalizione che possa avere la maggioranza in Parlamento e quindi far nascere e sostenere un governo».
Tenendo conto del risultato elettorale la prima via da percorrere appare quella di un dialogo tra il centrodestra e il Movimento 5 Stelle.
In questo frangente prevalgono i tatticismi da parte dei due schieramenti citati.
Lo scopo è quello di posizionarsi al meglio al tavolo delle trattative e non trascurare la propaganda per le amministrative.
Salvini deve tenere unito il centrodestra per non presentarsi davanti a Di Maio solo come «socio di minoranza» di un ipotetico governo a guida pentastellata.
Il leader dei 5 Stelle non può cedere più di tanto al centrodestra, dove continua ad avere un ruolo non trascurabile Berlusconi, figura certamente non gradita all’elettorato del suo movimento.
Negli ultimi giorni Di Maio ha tentato di avvicinare il Partito Democratico, anche se non pare facile cancellare con un colpo di spugna le divergenze sostanziali di linea politica tra i due schieramenti.
Per non fermarsi solo alle schermaglie della propaganda e dare un respiro più ampio a questa delicata fase politica è utile ritornare sulle parole del cardinale Bassetti, presidente della Cei, in occasione del Consiglio Permanente dello scorso 21 marzo.
L’Italia, ha indicato Bassetti, è chiamata a «ritrovare una visione ampia, grande, condivisa; un progetto – Paese che, dalla risposta al bisogno immediato, consenta di elevarsi al piano di una cultura solidale».
Il riferimento deve rimanere la Costituzione «con i suoi valori di lavoro, famiglia, giustizia, solidarietà, rispetto, educazione, merito».
Spetta ai partiti, ha affermato ancora il cardinale, «esprimere una maggioranza che interpreti non soltanto le ambizioni delle forze politiche, ma i bisogni fondamentali della gente, a partire da quanti sono più in difficoltà».
Le prossime settimane faranno capire quale sarà il destino della XVIII Legislatura. Al presidente Mattarella e alle forze parlamentari l’ardua sentenza.
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