Fu trasfigurato e il suo volto brillò come il sole

II Domenica di Quaresima (Anno A)

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.

E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.

Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia».

Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».

All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.

Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete».

Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

(Mt 17,1-9)

Commento a cura di Roberto Ghiani

La seconda «anta» della porta di accesso alla Quaresima è quella della «Trasfigurazione».

Se nell’episodio delle «Tentazioni» Gesù lottava con le lusinghe e le seduzioni del Maligno, che vuole minare il rapporto dell’uomo con Dio, il brano di questa domenica apre una finestra sull’eternità e mostra il punto d’arrivo del nostro cammino «quaresimale» nella storia: la visione (cioè la conoscenza) di Colui che ha detto di sé: «Io sono la resurrezione e la vita» (Gv 11,25), del Figlio di Dio, nel quale anche noi risorgeremo.

Siamo in cammino verso la piena comunione con Dio e con i fratelli, verso quella «terra» già promessa al patriarca Abramo (si veda la prima lettura di questa domenica: Gen 12,1-4), nella quale si gode la perenne beatitudine.

Ai tre discepoli sul monte – gli stessi che il Signore prese accanto a sé al Getsemani perché gli stessero vicino nel terribile momento della prova (cf. Mt 26,36-46) – è concessa una pregustazione di questo gaudio, una fugace visione. Gesù fu «trasfigurato» (sottinteso, da Dio); il termine greco corrispondente suona in italiano come «meta-morfosi».

Si potrebbe intendere che Gesù «cambia forma», cioè aspetto, apparenza: volto brillante e vesti candide rivelano un essere divino.

Ma il prefisso «meta» può anche indicare «oltre»; i discepoli (e il lettore con loro), cioè, vedono Gesù «oltre» la sua «forma» umana, percepiscono più in profondità la divinità «nascosta» dietro a ciò che è visibile agli occhi.

Ora, però, nella storia questa visione è fugace. Pietro voleva in qualche modo renderla duratura preparando una dimora per i tre personaggi, Mosè ed Elia – i rappresentanti della Legge e della Profezia – e Gesù, che è venuto a dare pieno compimento alle promesse della Legge e all’annuncio profetico (cf. Mt 5,17).

Ma questa visione chiara e perenne sarà possibile solo alla fine dei tempi (cf. 1Cor 13,12).

Al presente, nella storia, siamo più spesso coperti da una nube luminosa, che vela con la sua ombra la presenza divina ma anche la segnala, per il fatto che è «luminosa».

A questo punto non si tratta più di «vedere», ma di «ascoltare».

Se la «visione» è un’esperienza immediata – con un colpo d’occhio abbraccio ciò che sta davanti a me –, l’«ascolto» richiede tempo e impegno: l’altro parla, io odo le parole, rifletto, decido se prestar fede oppure no e quindi agisco di conseguenza.

Si tratta, cioè, di un «cammino» interiore. «Questi è il Figlio mio…Ascoltatelo», cioè «obbeditegli», cioè «seguitelo».

Se il possesso definitivo della «terra» è riservato al futuro, al presente ci mettiamo in cammino con Gesù che ha detto di essere la «Via» (cf. Gv 14,6), ascoltando la sua Parola.

Seguitelo mentre annunzia, seguitelo mentre guarisce, seguitelo mentre incontra i peccatori… seguitelo soprattutto nella Passione, per giungere alla Resurrezione. 

Dopo la visione i discepoli (e noi con loro) scendono dal monte con la consapevolezza che anche la realtà è «trasfigurata»: sanno che, oltre l’apparenza, al cuore delle vicende umane – anche quelle più dolorose –, c’è la presenza del Figlio di Dio, con il quale potranno attraversare la Passione e giungere alla risurrezione gloriosa.

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